L'aut aut di May: “Così o niente Brexit”

La linea del traguardo è vicina per la questione Brexit e la stessa premier britannica Theresa May inizia a dare i suoi aut-aut. Da Downing Street arrivano le pesanti sentenze del primo ministro, o meglio le sue prospettive qualora l'accordo saltasse: elezioni anticipate, Jeremy Corbyn al suo posto e, soprattutto, addio Brexit. Tre macigni, tutti in fila, messi lì da May come monito non tanto agli avversari in Parlamento, più che mai agguerriti, ma anche e soprattutto per i suoi, i Tories, che forse si stanno opponendo più delle opposizioni stesse. Fra due giorni alla Camera dei Comuni c'è il voto di ratifica e la premier non vuole correre rischi (che pure ci sono): il suo accordo, come ribadisce ormai da settimane, è il migliore nell'interesse del Regno Unito, con tutti i suoi limiti dovuti a quelle concessioni rabbiosamente contestate, dall'Irlanda all'unione doganale.

Acque inesplorate

La strategia di May, a ormai un soffio dal voto, consiste nell'usare le stesse armi che gli oppositori stanno usando contro di lei come spauracchio per l'immediato futuro, qualora davvero dovesse saltare tutto. E non c'è nemmeno possibilità di rinvio del voto, come si era vociferato nelle ultime ore, soprattutto sul Sunday Times: un portavoce del ministro ha smentito seccamente questa ipotesi, così come una rinegoziazione dell'ultimo minuto con Bruxelles che, a detta dell'esecutivo, “potrerebbe in acque inesplorate” e sarebbe fonte “di gravi incertezze” per il Regno Unito. Il rischio, stando al portavoce, sarebbe sempre il solito: niente Brexit. Controffensiva lanciata dall'ala Tory fedele May e dalla premier stessa dalle colonne del quotidiano Mail on Sunday che, però, tiene conto in modo saltuario del fatto che, considerando assemblee e questions times vari, il sentore è che il voto ai Comuni sia tutt'altro che scontato. Perlomeno nella sua connotazione positiva.

Dup decisivo

La spaccatura rimane infatti ampia, e la premier non sembra avere i numeri per garantirsi un successo, considerando anche il nodo irrisolto del confine irlandese e i malumori dei quasi ex alleati del Dup che, da decisivi per mantenere May a Downing Street, appaiono ora nuovamente l'ago della bilancia che, a sensazione, sembra pendere stavolta dal lato opposto