Israele, Netanyahu incriminato: “E' un golpe”

C'è un tentativo di ribaltamento di potere nei confronti del primo ministro”. Parla di golpe Benjamin Netanyahu, commentando l'accusa lanciata contro di lui dal Procuratore generale dello Stato Avichai Mandelbilt, formalizzata per le ipotesi di reato di corruzione, frode e abuso di potere. Non era mai accaduto, nella storia di Israele, che tali incriminazioni venissero rivolte a un premier in carica: “Io ho molto rispetto per la magistratura ma bisogna essere ciechi per non vedere che lì succede qualcosa di non buono”. Non c'è pace dunque per il Paese che, dopo aver visto naufragare i due tentativi (Netanyahu prima e Benny Gantz poi) di formare un governo, ora si trova di fronte ad accuse pesantissime lanciate al premier in carica, formalizzate a seguito di “un approfondito esame delle numerose asserzioni sollevate dagli avvocati del primo ministro durante i quattro giorni dell'audizione nello scorso ottobre. Tutte sono state esaminate in profondità come avviene in un regolare processo” ma “è stato rilevato che queste non cambiavano le accuse attribuite al primo ministro”.

L'inchiesta

Tre filoni d'inchiesta distinti coinvolgono il premier, finito quasi immediatamente sotto il pressing degli oppositori che ne chiedono le dimissioni. E, mentre Netanyahu parla di “tentativo di ribaltamento dei poteri”, l'indagine nei suoi confronti si muove su piste differenti, a cominciare dal cosiddetto Caso 1000, nel quale il primo ministro avrebbe accettato regali da imprenditori estremamente noti per un totale di circa 691 mila shekel (circa 180 mila euro) in cambio di favori; il Caso 2000, sul presunto scambio di favori con l'editore del quotidiano Yediot Ahronot, al quale avrebbe promesso la riduzione della tiratura di un giornale rivale in cambio di una campagna d'informazione favorevole; il Caso 4000, infine, contiene l'accusa più grave (“corruzione in cambio di azioni connesse al suo ufficio”) e riguarda i presunti rapporti con Shaul Elovitch di Bezeq, compagnia proprietaria di un sito di informazione. Una vicenda del tutto simile al Caso 2000, che sarebbe avvenuta all'epoca del mandato di Netanyahu come ministro delle comunicazioni, fra il 2012 e il 2017.