Iran, via all'arricchimento dell'uranio

E'praticamente a un passo dall'archiviazione definitiva l'accordo sul nucleare del 2015, firmato da Obama e accantonato dal successore Trump, favorendo un'escalation di tensione con l'Iran che, ora come ora, sembra davvero lontana dal suo picco massimo. Teheran, come annunciato nei giorni scorsi, dà un'ulteriore spallata alle quasi nulle relazioni con gli Stati Uniti riducendo ulteriormente gli obblighi previsti dall'intesa di quattro anni fa e procedendo con l'arricchimento dell'uranio dal 3,67% al 5%. Ad annunciarlo, il portavoce del governo Ali Rabiei, in una conferenza presenziata anche dal viceministro degli Esteri Abbas Araghchi e dal portavoce dell'Organizzazione dell'energia atomica iraniana (AEOI), Behrouz Kamalvandi. Proprio Araghchi, ha ripercorso brevemente le tappe che hanno portato al decadimento dell'intesa sottoscritta nel 2015, spiegando che “nell'ultimo anno abbiamo dato abbastanza tempo alla diplomazia e ora non stiamo violando l'accordo ma perseguendo i nostri diritti basati sull'accordo. Dobbiamo presentare una denuncia contro gli Stati Uniti e l'Ue per averlo violato”.

Altri 60 giorni

L'arricchimento dell'uranio avverrà, come spiegato ancora da Araghchi, “per fornire il combustibile per la nostra centrale nucleare e al momento non abbiamo bisogno di carburante per il reattore di Teheran”. Il che, in sostanza, significa mettere una pietra sopra in via definitiva ai termini dell'accordo e fornire una risposta alle sanzioni imposte, praticamente azzerando le residue possibilità di arrivare a un compromesso, anche se il viceministro non chiude tutte le porte: “Speriamo di trovare una soluzione altrimenti, tra 60 giorni inizieremo la terza fase”. Una soluzione che, in gran parte, dovrebbe passare dall'Europa, alla quale Trump aveva concesso tempo fino al 7 luglio (oggi) per trovare il modo di aggirare le sanzioni, così da spingere Teheran a salvare l'accordo e restare nei termini. Soluzione che al momento non è arrivata, nonostante l'attivazione dello strumento finanziario Instex che, però, si concentra solo su beni di prima necessità (escluso quindi il greggio). La richiesta dell'Iran è il potenziamento del sistema o di svincolarsi dal divieto (come India e Cina), come ultima spiaggia per salvare l'accordo. Di tempo ce ne sarà ancora poco: ieri Macron ha incontrato Rohani, dicendosi preoccupato per la situazione che, al momento, dice che entro due mesi l'Europa dovrà dare una risposta a Teheran, altrimenti dell'accordo non rimarrà nulla.