“Impossibile recuperare il San Juan”

Non è possibile, al momento, recuperare il San Juan”. E' stata chiara Marta Yanez, il giudice federale argentino che da ormai un anno gestisce la causa sul sottomarino scomparso dai radar nel novembre 2017 con tutti i suoi 44 marinai a bordo, ritrovato soltanto ieri dopo 12 mesi di estenuanti ricerche nell'Oceano Atlantico. Pochi dubbi sui motivi dell'affondamento: il sottomarino è imploso, contorcendosi su se stesso. Per quale motivo è quello che si cercherà di definire ma, di sicuro, non sarà possibile farlo tirando fisicamente fuori lo scafo dall'acqua: “Al momento non verrà richiesto il recupero dell'unità. Ciò che conta ora è conservare l'integrità della prova”. Tra livrea, strumentazione e acqua filtrata all'interno, il sottomarino pesa ora circa 2.500 tonnellate. Troppo per tentare di issarlo in superficie.

Ispezione decisiva

Non è stato per nulla semplice scandagliare quel tratto di Atlantico, un fondale profondo 800 metri e irto di fessure. Le pattuglie teleguidate della Marina argentina ci erano già passate ma è stato solo per l'insistenza dei familiari delle vittime che si è effettuata una seconda ispezione, decisiva e con mezzi più potenti. Ad Ocean Infinity era stata affidata la missione, senza esito per oltre un anno, tanto che si era ormai nei pressi della decisione di abbandonare le ricerche. Le famiglie dei 44 membri dell'equipaggio non hanno però mai mollato: è stata loro l'insistenza perché si tornasse nel punto x ed è stato sempre il loro coraggio a far sì che, alla fine, le ricerche dessero il loro frutto.

Passi successivi

Ora bisognerà capire come si procederà: di sicuro (e il ministro della Difesa Oscar Aguad è stato chiaro) l'Argentina non ha i mezzi per recuperare lo scafo e, insieme, i resti dei suoi marinai. Del resto, anche per completare con successo le ricerche è stato necessario il supporto dei mezzi (i mini-sommergibili) di una società straniera, utili per scandagliare con maggiore precisione un tratto di mare già indicato come il luogo della scomparsa. Per quanto rigaurda ciò che è accaduto al San Juan i dubbi sono pochi: l'implosione sarebbe dovuta a un guasto elettrico, il quale ha provocato l'incrinamento dello scafo e l'apertura di alcune falle. Per questo, ha spiegato il ministro, l'equipaggio è morto sul colpo e non per carenza di ossigeno, come si era finora ipotizzato. Ora dovrà essere stabilito il passo successivo, con il rischio concreto che per un recupero effettivo, del sottomarino e dei corpi, di tempo ne dovrà passare ancora molto.