Impeachment, svelate le accuse contro Trump

Abuso di potere e ostruzione del Congresso: sono due (non tre come si pensava) gli articoli che verranno messi al voto per l'impeachment del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ad annunciare i due capi d'accusa è stato il presidente della Commissione giustizia Jerrold Nadler, che ha ribadito nuovamente come l'inquilino della Casa Bianca rappresenti una minaccia per la sicurezza del Paese, al quale avrebbe anteposto sé stesso nella vicenda Kievgate, violando la Costituzione americana: “Ha cercato aiuto dall'Ucraina per i suoi interessi personali, essere rieletto – ha detto il presidente della commissione intelligence Adam Schiff -, e non per il bene del Paese. E la sua cattiva condotta continua ancora in questi giorni”. Formulazioni d'accusa sempre rispedite al mittente da Trump che, a ogni modo, si trova ora un passo più vicino all'istituzione del processo vero e proprio, al quale mancano solo il voto della Commissione giustizia e, da ultimo, quello della Camera. Il Tycoon dunque, come Andrew Johnson e Bill Clinton prima di lui (Nixon si dimise prima dell'istituzione del processo), si trova di fronte a due proposte di accuse formali che, in caso di approvazione, saranno propedeutiche all'ufficiale messa in stato d'accusa di fronte al Senato.

Verso il Senato

“Oggi siamo qui – ha detto il presidente Nadler – perché il continuo abuso del potere da parte del Presidente non ci ha lasciato alcuna scelta. Non fare nulla ci renderebbe complici dell'abuso da parte del Presidente del suo ufficio, della fiducia pubblica e della nostra sicurezza nazionale”. Parole decisamente pesanti, che dalla Casa Bianca hanno contestato altrettanto duramente, affermando (ancora una volta) che “non c'è alcuna prova di illeciti da parte del presidente”, sostenendo inoltre che “l'Ucraina ha affermato che non c'è stata alcuna pressione e gli aiuti militari all'Ucraina non ci sarebbero senza il presidente Trump… L'impeachment è un'ingiustizia e un inganno senza precedenti“. Va detto che, come accaduto negli unici due precedenti nella storia degli Stati Uniti, appare estremamente difficile che il processo (in caso di istituzione al Senato) possa portare alla rimozione del presidente. In questo caso, infatti, potrebbe influire in modo significativo la maggioranza repubblicana in Senato.

Mulvaney: “Faremo ciò che ci chiederà Trump”

Accanto a quelle diffuse dalla Casa Bianca, sono arrivate le parole del Chief of Staff ad interim, Mick Mulvaney, secondo il quale non si sta parlando “di un processo giudiziario ma di un processo politico. Faremo qualunque cosa il presidente vorrà che facciamo. Quindi se il Senato decide di prendere una testimonianza dal vivo e il presidente ci dirà di farlo, lo faremo. Se ci dirà di non farlo, non lo faremo“. E in merito alla sua posizione ha ricordato le parole dell'ambasciatore Gordon Sondland, spiegando che “ha detto che molto raramente mi ha parlato e non è riuscito a contattarmi al telefono”.