Il retroscena: Bolton e l'accordo salva-summit

Un accordo salvato in extremis quello fra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il resto della Nato. Una mossa che il consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, avrebbe ideato assieme ad altri funzionari allo scopo di non far fallire il vertice così come accaduto qualche tempo prima durante il G7 in Canada. A rivelarlo è il 'New York Times', il quale ha parlato di un'intesa fra la squadra di consiglieri per la Sicurezza e altri funzionari dell'amminstrazione per esercitare pressione sugli ambasciatori Nato e stilare, così, un documento finale prima ancora che il summit iniziasse. Per il 'Nyt', quella di Bolton e compagnia sarebbe una mossa inserita in una più ampia strategia di tutela dalle possibili reazioni poco convenzionali del presidente durante le varie riunioni internazionali, specie quelle riguardanti il Trattato Nord Atlantico, da sempre aspramente criticato dal Tycoon.

Il rischio

Una pianificazione fatta a tempo di record ma comunque efficace, in fin dei conti, a far tornare tutti a casa con un documento congiunto in tasca, senza opposizioni né sorprese come quella riservata durante il summit di Charlevoix, quando il presidente americano se ne era andato per volare da Kim lasciando i leader europei e quello giapponese a chiedersi quale sarebbe stata la sorte fra Usa ed Europa soprattutto per quanto riguarda il tema dazi, tornato prepotentemente di moda negli ultimissimi giorni. Per quanto riguarda le reazioni alla firma anticipata, per ora non si registrano grossi commenti, se non quello di qualcuno che, ironicamente, ha specificato come l'antipatia del presidente con tale organismo sia stata in tal modo arginata.

La strategia

Secondo gli ambasciatori italiani, ad esempio, lo stratagemma di Bolton “ha funzionato in una certa misura”. Il consigliere ha monitorato passo per passo la trattativa, dal suo imbastimento a giugno fino al 4 luglio scorso quando, su sua pressione, Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, chiese a tutti gli ambasciatori di seguire l'indicazione di Bolton e firmare il documento finale prima che Trump partisse per Bruxelles. L'obiettivo, pare fosse accantonare momentaneamente le divergenze per salvare la base dell'accordo, ponendo tutte le firme necessarie entro il 6 luglio. Pare che la strategia di Bolton fosse condivisa anche dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal numero uno del Pentagono, James Mattis, consapevoli (si veda il G7) del rischio di trattative last-minute.