IL GIAPPONE SI FERMA PER RICORDARE LO TSUNAMI DI FUKUSHIMA: 18.000 MORTI

L'11 marzo di quattro anni fa, alle 14.46, il Giappone subiva la più forte scossa di terremoto della sua storia. Per 6 interminabili minuti la terra ha tremato violentemente, raggiungendo il nono grado della scala Mercalli e distruggendo migliaia di abitazioni in tutto il Paese. Lo sciame sismico si è poi protratto per giorni arrivando anche a 30 scosse quotidiane, molte delle quali di magnitudo superiore a cinque, provocando il blocco dei trasposti, della fornitura di gas ed energia elettrica, delle comunicazioni. Praticamente, il Paese era in ginocchio, ma il peggio doveva venire. L’energia prodotta dai movimenti delle placche (l’epicentro si trovava in mare a 30 km di profondità) ha provocato un’onda anomala – in giapponese chiamata “tsunami”, letteralmente “Onde sul porto” – che ha colpito la costa in pochi minuti. Nonostante l’immediato allarme lanciato dalle autorità, moltissime persone hanno avuto il tempo sufficiente per raggiungere un luogo abbastanza sopraelevato. Un muro d’acqua alto fino a 40 metri si è abbattuto sulla costa spazzando via strade, vegetazione, abitazioni, mezzi e persone e penetrando per chilometri nell'entroterra. Alla velocità di 750 km orari, l’onda anomala ha attraversato l’oceano colpendo la Nuova Zelanda, l'Australia, la Russia, le Filippine, l'Indonesia, fino ad arrivare alle isole Hawaii. Ha anche raggiunto il mar Mediterraneo, passando attraverso lo Stretto di Gibilterra, senza però provocare gravi danni. Il treno d'onda seguente l'arrivo dello tsunami ha impiegato almeno 72 ore per ridursi al livello delle oscillazioni osservabili durante le tempeste normali. Le immagini da satellite hanno mostrato che la fatica, indotta da queste oscillazioni, sulla massa di ghiaccio della piattaforma Sulzberger – in Antartide – ne ha provocato la rottura e il conseguente distacco di due grossi iceberg; si è trattato del primo caso in quell'area da quasi 50 anni. Ai danni derivati dal sisma e dal conseguente maremoto, si sono presto aggiunti quelli provocati dal nucleare. Alle 15:40 dell'11 marzo il reattore n. 1 della prefettura di Fukushima è collassato. L'esplosione ha provocato il crollo di parte delle strutture esterne della centrale e in un'ora sono state rilasciate più radiazioni che nell'arco di un anno. Il 12 marzo si è verificato il medesimo problema al reattore n. 3 e nella notte del 15 marzo è avvenuta un'esplosione, con successivo incendio, al reattore n. 4. L'Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Giappone ha classificato il disastro al grado 7 della scala INES, il massimo, a pari livello con quello avvenuto a Černobyl. Oggi il Giappone si è fermato per onorare le vittime del disastro avvenuto quattro anni fa. Le stime ufficiali sono raccapriccianti. Oltre 18.500 persone tra morti e dispersi. Tra i 15 e i 28 milioni di metri cubi i rifiuti atomici prodotti dalle esplosioni della centrale di Fukushima. Oltre 200 mila sono state invece le persone costrette ad abbandonare la propria abitazione, 150 mila solo a Fukushima per l’emergenza delle radiazioni. Moltissime famiglie non sono ancora potute rientrare nelle proprie case e vivono in alloggi di emergenza. Al Teatro Nazionale di Tokyo è stato osservato un minuto di silenzio nel momento esatto del cataclisma. Alla cerimonia di commemorazione hanno preso parte l’imperatore Akihito e la consorte Michiko, il premier Shinzo Abe e i rappresentanti delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, le più colpite. “Sono passati quattro anni e tutti insieme vogliamo esprimere il nostro cordoglio per le vittime e i loro familiari. Le immagini trasmesse dalla tv erano terribili”, ha detto l’imperatore nel suo intervento. “Circa 20.000 persone sono morte e mi preoccupo per la gente che vive ancora nelle case provvisorie, soprattutto per gli anziani e quelle persone di Fukushima costrette a vivere in un altro posto a causa del disastro. Vista l’importanza e la necessità di organizzare e fare le esercitazioni contro sisma e tsunami, il 14 marzo ci sarà a Sendai – organizzata dall’Onu – una riunione internazionale sul tema della prevenzione e dei provvedimenti contro calamità naturali. Il mio auspicio – ha concluso Akihito – è che tutto vada per il verso giusto”. “Un evento disastroso che ha causato enormi danni, senza precedenti”, ha osservato Abe nel suo breve discorso. “Pensando ai sentimenti delle famiglie delle vittime provo profondo dolore. Il lavoro di ricostruzione è arrivato a una fase avanzata, ma restano ancora 230.000 persone in alloggi provvisori a causa della centrale nucleare di Fukushima e di altri motivi. Puntiamo – ha promesso il premier – ad accelerare i lavori di ricostruzione e a realizzare un Paese più sicuro e resistente”.