Il 42% degli inglesi vuole un nuovo referendum

Nonostante, almeno in apparenza, le acque si siano calmate Oltremanica, le giornate della premier britannica Theresa May continuano a essere tutt'altro che tranquille. Non solo, infatti, la leader Tory è ancora impegnata a riassemblare una maggioranza che, già striminzita, ha rischiato una frattura insanabile con il doppio addio firmato Johnson e Davies, ma ora deve fare i conti con un sempre crescente consenso del popolo britannico a un eventuale nuovo referendum sulla Brexit. Un'ipotesi quasi favolistica qualche settimana fa ma che, sommando i malumori interni, il braccio di ferro con l'Unione e la linea “soft” adottata dall'esecutivo a guida May, sta assumendo man mano connotati sempre più realistici. Secondo un sondaggio effettuato da YouGov, infatti, il 42% dei cittadini sarebbe favorevole a ritornare al voto per dire la sua sull'addio del Regno Unito all'Unione europea.

Dati rilevanti

Il governo, da parte sua, di tale prospettiva non vuole nemmeno sentirne parlare. Il dato, però, è estremamente rilevante: è la prima volta, da quando è stato iniziato questo tipo di indagine, che la percentuale di favorevoli supera quella dei contrari. Si tratta di una percentuale limite (42% contro 40%, a fronte di un 8% di indecisi) ma comunque rilevante considerando che, fino a poco tempo fa, la possibilità di tornare al voto era uno spettro che non preoccupava per nulla la maggioranza di governo. Uno scenario che, pur non apparendo percorribile per ora, si inserisce in un momento storico in cui la corrente a favore del Remain risulta quantomai rivitalizzata, sia dalla recente instabilità dell'esecutivo che dai dubbi instillati dalla prospettiva di una hard Brexit, da molti vista come un epilogo che andrebbe a stravolgere non poco gli assetti interni, oltre a quelli con l'Unione.

Clark: “Brexit senza accordo sarebbe dannosa”

In mattinata, anche il ministro dell'Industria e del Commercio, Greg Clark, aveva mostrato perplessità sull'uscita senza accordo in un'intervista rilasciata al 'Corriere della Sera': “Il Libro bianco è un'offerta molto costruttiva. Riconosciamo che esistono delle limitazioni nel non essere parte della Ue e le accettiamo. L'alternativa di arrivare a fine marzo e non avere un accordo sarebbe enormemente dannosa. Creerebbe disoccupazione in Gran Bretagna e in tutti i Paesi con i quali commerciamo. Quindi sono convinto che se c'è un buon accordo che eviti questo scenario, il Parlamento lo sosterrà. Tutti, a Londra e in Europa, capiranno l'importanza”. Prospettive per nulla rosee, quindi, in caso di una hard Brexit, con l'impressione che a rimetterci, dopo più di un anno di trattative con linee-guida alterne, sarebbe proprio la Gran Bretagna.