I Comuni bocciano il piano May

Non si può dire che non fosse nell'aria: il problema, semmai, è cosa succederà ora. L'accordo raggiunto dalla premier britannica Theresa May con l'Unione europea al Parlamento non è mai piaciuto, e il voto di questa sera ha fugato ogni dubbio: 432 no, appena 202 i voti a favore. Un naufragio su tutta la linea, con i Comuni che bocciano e il governo costretto a prenderne atto. Il conto alla rovescia, andato in scena in un clima febbrile, si è concluso con un gong che fa traballare come non mai la poltrona della premier, che su questo accordo aveva puntato tutto: non si può fare diversamente, aveva detto, non si può far meglio. “Così o niente”, aveva addirittura detto a un certo punto. E il “niente” si è concretizzato con la stroncatura dei Comuni che rende il futuro della Gran Bretagna appeso a un filo: hard Brexit o niente Brexit?

Senso di responsabilità

“Stasera decideremo se andare avanti con l'accordo negoziato con i partner europei e porre le condizioni per un futuro migliore”. Erano state queste le parole pronunciate da Theresa May durante la sua arringa finale, un misto di speranza e ottimismo forzato, visto che il clima sembrava essere già alla vigilia tutt'altro che favorevole a un voto positivo. Troppo larga la fronda all'interno dei Tories, troppo agguerrita l'opposizione dei Labour e, soprattutto, una serie di dettagli che scontentavano tutti all'interno della cerchia politica britannica, Dup compreso, che pure era stato decisivo per far rimanere in sella la premier ai tempi delle elezioni anticipate. May si era appellata al “senso di responsabilità” che il voto comportava, ricordando quanto accadde in quel fatidico referendum del 2016, quando il 72% dei britannici si era espresso sul tema, facendo registrare la maggiore affluenza nella storia referendaria anglosassone.

Partita difficile

Niente di tutto questo: la bocciatura è netta ma May non molla neanche stavolta. Resterà, niente dimissioni, le redini delle trattative le terrà lei, anche se ora appare tutto più complicato. Anche perché le opposizioni, da agguerrite che erano, ora chiedono lo scotto: nemmeno il tempo di prendere atto della bocciatura che Corbyn ha presentato la mozione di sfiducia, la quale sarà discussa mercoledì alla Camera. Per il leader Lab la sconfitta “è devastante” e lancia a May la pesante accusa di aver eluso il dialogo con il suo partito, preferendo salvaguardare gli interessi Tory rispetto a quelli del Regno Unito. Ora, a meno che l'Ue non decida di riaprire il dialogo (difficile), la sfiducia scampata qualche mese fa diventerebbe improvvisamente più concreta. E a quel punto, tutto sarebbe più difficile.