Honduras, il governo in campo contro gli hooligans

Il tifo violento è una piaga globale. Lo sport trasformato in valvola di sfogo sociale è un male condiviso e accomuna discipline agonistiche e campionati nei cinque continenti.  Il presidente dell'Honduras Juan Orlando Hernandez ha annunciato la creazione di una commissione mista pubblico-governativa per aiutare a reprimere la violenza durante le partite di calcio nel paese. “La mossa arriva dopo che quattro tifosi sono stati uccisi e diversi giocatori feriti, in violenti scontri pre-partita tra i sostenitori di due squadre rivali”, riferisce Adnkronos. “Dobbiamo far uscire questi criminali dal tifo delle squadre. Tutti i colpevoli di queste uccisioni verranno catturati, se non oggi, domani”, ha detto Hernandez in una conferenza stampa. In un video pubblicato online sugli scontri di sabato, si vede un gruppo di ultras che prende a calci un uomo già a terra e lo picchia con un bastone.  

Misure di emergenza

“Gli scontri sono scoppiati dopo che alcuni tifosi hanno lanciato pietre e bottiglie su un autobus che portava i giocatori di una delle squadre, il Motagua, con tre persone che hanno riportato lievi lesioni al viso- evidenzia Adnkronos-. Gli scontri hanno portato gli ufficiali di gara a sospendere la quinta partita del torneo di apertura della lega nazionale, tra Motagua e i rivali dell'Olimpia. Il segretario della National Professional Football League of Honduras (Lnfph), Salomon Galindo, ha anche annunciato un incontro con i presidenti delle dieci squadre della lega per adottare le misure necessarie per prevenire altri incidenti mortali”. Tra il 2003 e il 2019, almeno 50 persone sono state uccise in crimini legati alle partite in Honduras, secondo il commissario nazionale per i diritti umani Roberto Herrera.

Famiglie allo stadio

“Sono quarant’anni che gli esperti spiegano le loro ricette affinché non ci sia più violenza dentro e fuori dagli stadi, che si invocano interventi e rivoluzioni – sempre “culturali” – per sistemare quello che non va, con la sottaciuta aspirazione di raddrizzare il legno storto dell’umanità tutta – sottolinea Jack O'Malley sul Foglio – Ogni volta veniamo a scoprire – sempre dopo però – che forze dell’ordine e società conoscono i protagonisti dei disordini, e vengono fatti chiudere gli stadi e svuotate le curve per un po’, ammettere di avere sbagliato prima sarebbe troppo, più facile colpirne cento per educarne uno. Dopo ogni scontro o atto di violenza legato al calcio il riflesso pavloviano dei commentatori è parlare di come Margaret Thatcher negli anni Ottanta ha vinto la sua battaglia contro gli hooligan inglesi a colpi di leggi dure ed efficaci”. Quel modello, secondo O’Malley, ha salvato diverse vite, allontanato i violenti dagli stadi e permesso alle famiglie di riempire gli spalti, ma “pure io ammetto che una partita di Premier League è più uno spettacolo teatrale con buoni attori e un’ottima visuale che sublimazione sportiva di uno scontro sul campo di battaglia”. E “forse è giusto così, forse non è più il tempo di passioni bestiali, certamente molto del codice d’onore degli ultras è andato a farsi fottere, troppe dinamiche sono sfuggite di mano generando inaccettabili violenze”.

Ultras tedeschi

In Germania – e secondo O’Malley forse è questo il modello da studiare – la maggioranza delle quote di un club calcistico deve essere per legge nelle mani di soci-tifosi, lasciando in minoranza gli investitori privati: lì il tifo è bello, spettacolare, caldo e sentito (“ma neppure tra i tedeschi mancano gli ultras e anche gli hooligan ci sono lo stesso”).