Guerra anti-Isis, giallo sulle basi turche

La Turchia sta consentendo alla coalizione anti-Isis di utilizzare alcune strutture militari per combattere gli jihadisti islamici: il segretario di Stato Usa, John Kerry, ribadisce quanto annunciato giorni addietro da Susan Rice, a Washington. E smentisce, in maniera esplicita, il premier turco Erdogan, che lunedì aveva spiegato: “Nessuna autorizzazione all’uso delle basi è stata concessa”.

Kerry è oggi a Vienna per incontrare l’omologo iraniano Javad Zarif e dare nuovo impulso al negoziato sul programma nucleare di Teheran. Dalla Capitale austriaca ha insistito sulla disponibilità di Ankara ad aiutare la coalizione: si attende ora la reazione del premier Erdogan. Ma il segretario di Stato Usa ha anche parlato dei “ripugnanti” abusi commessi dagli jihadisti dello Stato islamico nei confronti delle donne e delle ragazze yazide catturate in Iraq, affermando che l’organizzazione “non rappresenta l’islam”. “Dopo aver celebrato il meglio dell’umanità con il premio Nobel per la pace assegnato a Malala Yousafzai e Kailash Satyarthi – ha spiegato Kerry – abbiamo assistito al peggio dell’umanita con lo Stato islamico”.

L’Isis, ha aggiunto il segretario americano, ha “rivendicato con orgoglio il rapimento, la riduzione in schiavitù, lo stupro, il matrimonio forzato e la vendita di diverse migliaia di donne e ragazze, alcune di soli 12 anni. I militanti giustificano questo ripugnante trattamento riservato a donne e ragazze sostenendo che è previsto dalla religione: tutto questo è falso, assolutamente falso. L’Isis non rappresenta l’islam”. Il segretario di Stato Usa ha quindi rivolto un appello alla comunità internazionale perchè condanni la “mercificazione di donne e bambini come bottino di guerra, infliggendo loro una violenza fisica e sessuale orribile, intimidendoli e privandoli della libertà”.