Gli Usa ci ripensano: “Legali le colonie israeliane”

C'è una svolta improvvisa, e per certi versi inaspettata, nei rapporti fra Stati Uniti e Israele: Washington, infatti, ha deciso di rivedere le sue posizioni sulla questione degli insediamenti israeliani nei territori occupati della Cisgiordania, spiegando che “la politica dell’Amministrazione Trump è corretta anche nell’affermare che coloro che hanno negato qualsiasi base legale per gli insediamenti non solo negano la verità, la storia e la realtà sul terreno, ma fanno arretrare anche la causa della pace, che può essere raggiunta solamente attraverso negoziati diretti tra le parti”. In sostanza, per gli Stati Uniti le colonie israeliane in Cisgiordania (territori conquistati nel 1967) non violano più il diritto internazionale.

Le reazioni

Una mossa non priva di rischi, visto che potrebbe scontentare sia la parte palestinese che la Comunità internazionale. E, nondimeno, qualche fazione particolarmente faziosa tanto che, subito dopo l'annuncio del segretario di Stato Mike Pompeo, l'ambasciata statunitense a Gerusalemme ha fatto sapere che “individui e gruppi contrari al recente annuncio del segretario di stato potrebbero colpire infrastrutture, interessi privati e cittadini Usa“. Ed è proprio la Comunità internazionale, per voce dell'Unione europea, a mettere un argine alla nuova posizione americana: “La posizione dell'Ue sulla politica di insediamento israeliana nel territorio palestinese occupato è chiara e rimane invariata – ha spiegato l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini -: tutte le attività di insediamento sono illegali ai sensi del diritto internazionale ed erodono la fattibilità della soluzione a due Stati e le prospettive di una pace duratura, come ribadito dalle Nazioni Unite Risoluzione del Consiglio di sicurezza 2334″. Mogherini ha concluso il suo messagigo con l'invita a “Israele a porre fine a tutte le attività di insediamento”.

Riscontro favorevole

La posizione americana incontra i favori del vincitore ma grande sconfitto delle recenti elezioni, Benyamin Netanyahu, il quale ha salutato con soddisfazione il nuovo parere Usa sugli insediamenti in Cisgiordania che, secondo il primo ministro, corrisponde a “una verità storica: che il popolo ebraico non è colonialista straniero in Giudea e Samaria. Infatti noi ci chiamiamo ebrei perché siamo il popolo della Giudea”. Pertanto, Israele “resta pronto e desideroso di condurre negoziati di pace con i palestinesi su qualsiasi stato finale in uno sforzo di raggiungere una pace durevole, ma continuerà a respingere ogni argomento che riguarda l'illegalità degli insediamenti”.