Gli Stati uniti contro la Via della Seta

Se Pechino non ha fatto mistero della sua Belt and Road Initiative, la nuova “Via della Seta”, arrivando a scontrarsi anche con lo scetticismo di alcuni Paesi europei, non s'è fatta attendere la risposta delle nazioni indo-europee. Così, a due giorni dal vertice dell Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) a Bangkok, le Nazioni dell'enclave indo-asiatica hanno definito una via alternativa a quella della temuta concorrente. Il progetto, sostenuto da Giappone, Usa e Australia, mira a finanziare progetti infrastrutturali in tutta l'area dell'Indo-Pacifico, offrendo così la possibilità di creare nuovi percorsi commerciali.

La Via alternativa

L'accordo tra i tre Paesi è stato sancito lo scorso novembre: il progetto si chiamerà Free and Open Indo-Pacific strategy (Foip) e collegherà i Paesi dell’Asia e della costa Africana in un’unica rete di investimenti per lo sviluppo infrastrutturale. Le nazioni che beneficeranno della rete infrastrutturale saranno Mozambico, Madagascar, India, Myanmar e Bangladesh. Il nome sottolinea il carattere del progetto: “Strategia indopacifica libera e aperta” è un chiaro messaggio alla Via della Seta improntata da Pechino, percepita, al contrario, come chiusa e coercitiva. Per il ministero degli Esteri giapponese, Taro Kono: “La chiave per la stabilità e la prosperità è il dinamismo creato amalgamando due continenti, Asia e Africa, e due oceani, il Pacifico e l’Indiano”. Tra i progetti, infatti, zone portuali in Mozambico, a Mombasa, nel Madagascar, a Mumbai, a Myanmar e una centrale energetica nel Bangladesh. I Paesi hanno voluto specificare che la “Free and Open Indo-Pacific strategy” non vuole competere con la Belt and Road, per questo Tokyo ha deciso di puntare su proposte di qualità, con risvolti pratici e nel pieno rispetto della legge internazionale.