Filippine e Canada ai ferri corti per la spazzatura

C'è chi la chiama già la “guerra dei rifiuti”. Da una parte il Canada, dall'altra le Filippine, nel mezzo 100 container carichi di spazzatura spediti 5 anni fa nello Stato insulare ed erroneamente definiti dal mittente canadese “residui di plastica“. Erroneamente perché, in realtà, al loro interno si trova di tutto: rifiuti domestici, bottiglie, buste e persino pannoloni per adulti. 

Via lambasciatore

Dal 2014 Manila chiede vanamente alla controparte di riprendersi il carico. Così la disfida si è spostato sul piano diplomatico, con l'ultimo atto: il richiamo del personale diplomatico filippino (ambasciatore compreso) dal Canada. Per tutti, l'ordine è perentorio: “Prendete il primo aereo” e tornate a casa. In un tweet il ministro degli Esteri filippino, Teodoro Locsin jr ha spiegato che “il Canada non ha rispettato la deadline del 15 maggio. Manterremo una rappresentanza diplomatica ridotta in Canada fino a quando la spazzatura non tornerà lì“. Quindi, ai funzionari si è rivolto in maniera lapidaria: “Avete i vostri ordini. Siete richiamati. Salite sul primo aereo”.

La querelle

Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, aveva fissato l'ultimatum per il 15 maggio. Entro tale data, il Canada avrebbe dovuto riprendersi i rifiuti. In caso di mancata risposta, aveva avvertito Duterte, sarebbe esploso un caso diplomatico. E così è stato. Inizialmente il Canada aveva assunto l'impegno di farsi carico delle spese per il recupero della spazzatura. Ieri, però, il governo delle Filippine ha ricevuto da Ottawa una comunicazione relativa ad un ''leggero ritardo'' legato a procedure burocratiche. Manila non ha voluto sentire ragioni e l'ambasciatore è stato richiamato. “Più si ritarda, più persone torneranno indietro”, ha detto Salvador Panelo, portavoce di Duterte. “L'atto di richiamare” l'ambasciatore “dimostra quanto sia seria la richiesta affinché si riprendano i rifiuti. In alternativa, siamo pronti a interrompere i rapporti con loro”. 

La versione di Ottawa

Il Canada ha sempre sostenuto che l'invio dei rifiuti sia stato il risultato di una transazione privata, senza la partecipazione del governo. Duterte, ad aprile, ha prospettato un ulteriore passo: rispedire tutto in Canada, anche se questo dovesse portare ad un drastico peggioramento delle relazioni.