“Fammi un favore…”: cosa si sono detti Trump e Zelenskij

Ha mantenuto la promessa Donald Trump, autorizzando la diffusione della telefonata della discordia avvenuta fra lui e il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskij, nel luglio scorso, sulla quale i dem hanno da tempo puntato il dito e su cui si deciderà se procedere o no con l'impeachment nei suoi confronti. Un procedimento complicato ma che, visti i contenuti della conversazione, potrebbe acquisire improvvisamente vigore: il presidente degli Stati Uniti infatti, stando ai tabulati telefonici diffusi dalla Casa Bianca (una trascrizione non letterale ma senza omissis), avrebbe realmente parlato con l'allora neo-eletto Zelenskij della possibilità di indagare sul figlio di Joe Biden, Hunter, chiedendo il “favore” di parlarne con il ministro della Giustizia, Rudy Giuliani. Nella conversazione riportata, in cui si parla dell'ex sindaco di New York come di “una persona molto rispettata”, nonché “molto informata su ciò che è successo”, e dopo le congratulazioni per la vittoria elettorale, Trump spiega le motivazioni della richiesta: “Si parla molto del figlio di Biden, che Biden fermò l'indagine e molte persone vogliono sapere, così tutto quello che puoi fare con il procuratore generale sarà grandioso. Biden è andato in giro a dire che aveva bloccato l'indagine, quindi se puoi approfondire… A me sembra orribile”.

Possibili conseguenze

In sostanza, Trump ha sì chiesto a Zelenskij di “dare un'occhiata” alla questione ma è anche vero che, nella sua richiesta, non viene fatta menzione a possibili ripercussioni né ad altri elementi che abbiano a che fare con la corsa presidenziale del candidato democratico. Questo, perlomeno, su un piano strettamente letterale e in relazione a quanto diffuso, ovvero le cinque pagine di trascrizione. Va da sé che la richiesta formulata al leader di un Paese straniero rappresenti un deterrente importante per il presidente nell'ambito di un'inchiesta per impeachment, e la speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi (citata dalla Cnn), lo ha già sottolineato spiegando che Trump “non è al di sopra della legge” e che avrà di che rispondere per il suo comportamento. “Il fatto è che il presidente degli Stati Uniti, violando le sue responsabilità costituzionali, ha chiesto a un governo straniero di aiutarlo nella sua campagna politica, a spese della nostra sicurezza nazionale, minando anche l'integrità delle nostre elezioni. Questo non è accettabile. Ne risponderà davanti alla legge”.

Le reazioni

Per quanto riguarda l'iter dell'inchiesta, secondo il Nyt i democratici favorevoli alla richiesta di messa in stato d'accusa sarebbero già indirizzati verso alla soglia necessaria (205 su 218). Detto questo, andrà comunque appurato se Trump abbia o meno effettuato pressioni sull'Ucraina chiedendo tale “favore” in cambio di qualcos'altro (come il ripristino degli aiuti), circostanza ipotizzata da alcuni media americani in base a un altro estratto della conversazione, nella quale i due presidenti parlano della situazione in Ucraina e degli Stati Uniti come unico Paese che stia facendo qualcosa per aiutarla. Trump ha già garantito che nessuna pressione di questo tipo è stata esercitata e che, anzi, “i democratici stanno conducendo una guerra politica nei miei confronti, molto di quello che è stato detto sulla conversazione è falso… Sono solo fake news, è la peggiore caccia alle streghe della storia Usa”. Nelle cinque pagine decrittate (a fronte di una telefonata di mezz'ora), inoltre, viene riportata la risposta di Zelenskij, che rassicura Trump sull'aiuto ucraino nell'inchiesta: “A settembre avremo il nuovo procuratore. Lui o lei approfondirà la questione, in particolare sulla società a cui ti riferisci… Ti chiedo cortesemente se hai informazioni da fornirci, sarebbe di aiuto alla nostra indagine”.

I tabulati telefonici rilasciati dalla Casa Bianca per i democratici sono sufficienti per avallare l'accusa di tradimento da parte del presidente. Una versione sostenuta anche dall'ex rivale Hillary Clinton, secondo la quale “il presidente degli Stati Uniti ha tradito il nostro paese. Non è una dichiarazione politica, è una dura realtà e dobbiamo agire. È un chiaro e attuale pericolo per le cose che ci tengono forti e liberi. Sostengo l’impeachment”. Che però, qualora la Camera decidesse di procedere, dovrà passare ancora dal Senato. E lì la maggioranza ce l'hanno i repubblicani.