Dazi alla Cina, Trump scuote i mercati

Altro giro, altro colpo ai mercati internazionali per Donald Trump che, dopo l'annuncio di ulteriori dazi sulle importazioni cinesi (300 miliardi di dollari nello specifico), ha scosso le Borse europee, che aprono in netto calo seguendo il trend delle asiatiche, le prime a crollare sulla scia delle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina. Tutto è partito dal tweet del presidente, in cui si spiegava che “i negoziati commerciali stanno continuando” e che “durante i colloqui che inizieranno l'1 settembre, gli Stati Uniti fisseranno una piccola tariffa aggiuntiva del 10% sui restanti 300 miliardi di dollari di prodotti provenienti dalla Cina nel nostro Paese”. Non una cifra isolata, dal momento che, secondo Trump, le tariffe potrebbero essere incrementate ulteriormente fino al 25%, o anche di più: “Può essere alzato in più fasi, quindi stiamo iniziando dal 10% e può essere aumentato ben oltre il 25%”.

La replica cinese

Dichiarazioni che scuotono i listini internazionali, dal Cac40 di Parigi, che perde il 2,51%, al Dax30 di Francoforte (-2,2%), fino a Piazza Affari, con il Ftse Mib che lascia il 2% in avvio dei mercati europei, anche se Trump frena sugli effetti delle tassazioni sui 300 miliardi in oggetto, spiegando che “non stiamo cercando di farlo necessariamente”. Tamponamento che non ha convinto Pechino, da dove la replica arriva tirando in ballo sia i dazi già in vigore (il 25% su 250 miliardi di import cinese) che quelli annunciati che, di fatto, rendono i prodotti cinesi tassati quasi su tutto lo stock delle importazioni. E il discorso della Cina è semplice: se i dazi entreranno in vigore, come spiegato dalla portavoce del Ministero degli Esteri Hua Chunying, non solo verrebbe violato l'accordo di giugno fra Trump e Xi Jinping per il riavvio dei negoziati e la sospensione della guerra commerciale, ma la Cina si vedrebbe costretta a prendere provvedimenti, con conseguenze che “ricadrebbero tutte sugli Stati Uniti”.

In sostanza, al netto della tranche di negoziati avvenuta in settimana a Shanghai (con un altro round previsto a Washington l'1 settembre), secondo Trump le trattative procederebbero in modo lento, andando a discapito del loro buon esito. Con ripercussioni forti sull'intero asse di mercato da Pechino a Washington.