Da Tokyo 900 milioni per lo sviluppo della Birmania

Il Giappone è pronto a stanziare 117 miliardi di yen (circa 900 milioni di euro) per lo sviluppo delle infrastrutture in Birmania. La decisione è stata resa nota dallo stesso premier Shinzo Abe durante l'incontro con la leader Aung San Suu Kyi, a margine del vertice della Cooperazione Economica dell'Asia Pacifico (Apec).

Il piano

La somma sarà utilizzata per ampliare progetti di sviluppo nelle aree rurali del Paese, e la concessione di finanziamenti alle piccole e medie imprese, ha spiegato il ministero degli Esteri di Tokyo. L'aiuto economico giunge in una fase di dure critiche da parte delle Nazioni Unite al regime birmano, e dagli attivisti per i diritti umani, che criticano il trattamento della minoranza di fede musulmana dei Rohingya: circa 600mila persone costrette a un esodo senza precedenti nella nazione confinante del Bangladesh.

Diritti violati

Nei giorni scorsi Amnesty International è tornata ad accusare l'esercito del Myanmar di nascondere i crimini contro l'umanità compiuti contro la minoranza religiosa. Commentando le conclusioni dell'indagine interna dell'esercito della Birmania sulle violenze iniziate il 25 agosto nello stato di Rakhine, James Gomez, direttore regionale per l'Asia sudorientale e il Pacifico della Ong, ha affermato che “ancora una volta, le forze armate birmane cercano di nascondere sotto il tappeto le gravi violazioni dei diritti umani contro i Rohingya. Con oltre 600.000 uomini, donne e bambini Rohingya fuggiti dallo stato di Rakhine negli ultimi mesi per salvarsi la vita, abbiamo prove schiaccianti che l'esercito ha compiuto stupri e uccisioni e ha ridotto in cenere i loro villaggi. Dopo aver ascoltato innumerevoli storie di orrore e aver analizzato le immagini satellitari per confermare le sempre più ampie devastazioni, possiamo trarre solo questa conclusione: siamo di fronte a crimini contro l'umanità”.

Accuse

L'esercito della Birmania, ha aggiunto, ” ha chiarito di non avere la minima intenzione di fare luce sulle responsabilità di tali crimini. Ora spetta alla comunità internazionale fare in modo che essi non rimangano impuniti. La reale dimensione delle violazioni dei diritti umani commesse contro i Rohingya e altre minoranze etniche resterà ignota fino a quando la Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite e altri osservatori indipendenti non avranno pieno accesso in Myanmar e in particolare all'interno dello stato di Rakhine”.