Continuano le proteste in Venezuela: oltre 100 feriti in poche ore

Non accennano a placarsi le proteste a Caracas contro il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, accusato dall’opposizione di aver portato il Paese sull’orlo del default con le sue politiche economiche. Nelle ultime ore, i manifestanti hanno occupato un’autostrada al centro della capitale e la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e cannoni per disperdere la folla. Durante gli scontri oltre cento persone sono rimaste ferite. Con l’aumentare delle tensioni, purtroppo, continua a crescere anche il bilancio dei decessi durante le manifestazioni. Gli ultimi dati parlano di 63 morti e oltre mille feriti.

La Corte suprema: sì ad Assemblea Costituente senza referendum

Nel frattempo, la Corte suprema venezuelana ha dichiarato che il presidente Maduro ha la facoltà e il diritto di convocare un’Assemblea Costituente senza che sia necessario organizzare un referendum popolare per confermare questa iniziativa. Nel testo della sentenza si legge che “non risulta necessario, né costituzionalmente obbligatorio, un referendum consultivo precedente alla convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente”. Il Tribunale Supremo di Giustizia di Caracas, in riferimento all’articolo 347 della Costituzione venezuelana – secondo il quale è il popolo sovrano che deve convocare una Assemblea Costituente – ha sottolineato che Maduro, in quanto presidente democraticamente eletto “esercita indirettamente, in quanto suo rappresentante, la sovranità popolare“.

In Vaticano l’incontro tra Borges e Parolin

Intanto, si è svolto in Vaticano l’incontro tra il presidente del Parlamento venezuelano, Julio Borges, e il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Come scritto su Twitter dal deputato Stalin Gonzalez membro della delegazione, durante l’incontro – organizzato per “cercare appoggi a favore di un Paese dove ormai non è più garantito il diritto alla vita, alla salute o alla sicurezza – Borges ha illustrato la situazione attuale di Caracas. Parolin ha fatto parte del gruppo di mediatori internazionali, coordinati dall’Unione delle nazioni sudamericane (Unasud) che ha tentato di rilanciare l’anno scorso il dialogo politico fra governo e opposizione a Caracas, una iniziativa naufragata nel dicembre scorso. In quel momento, il porporato inviò una lettera al governo e all’opposizione venezuelana nella quale sottolineava che ogni dialogo era impossibile finché il governo non avesse adempiuto quattro impegni che aveva assunto precedentemente: restituzione dei poteri costituzionali al Parlamento, creazione di un canale umanitario per viveri e medicine, liberazione dei prigionieri politici e definizione di un calendario elettorale democratico.