Confermata la condanna per Lula

Ricorsi respinti: Luiz Inacio Lula da Silva, ex presidente del Brasile, dovrà scontare 12 anni e un mese di carcere. La condanna per i delitti di corruzione passiva e riciclaggio, confermata in appello il 24 gennaio scorso dai giudici del Tribunale federale regionale della IV Regione. E' stato a ogni modo precistato che l'ex leader brasiliano non sarà sottoposto ad arresto finché il Tribunale supremo federale (Tfr) non si sarà espresso sulla richiesta di habeas corpus, presentata dai legali assieme al ricorso presso i magistrati. La decisione finale arriverà il prossimo 4 aprile, quando l'Alta corte si riunirà per stabilire se quanto emesso in primo grado dal giudice Sergio Moro sarà confermato in via definitiva.

Appello finale entro 12 giorni

I giudici dell'VIII Classe avevano in precedenza non solo confermato la condanna ma anche incrementato la pena stabilita in primo grado per i due reati del quale Lula è accusato. Il consulente del Trf-4 ha precisato che la difesa avrà ancora 12 giorni per presentare un ricorso sui propri allegati di dichiarazione, se ritiene che persistano incoerenze o oscurità. Gli embargo di dichiarazione sono stati archiviati dalla difesa di Lula il 20 febbraio. Questo tipo di appello viene utilizzato dai legali difensori per richiedere chiarimenti su quanto stabilito dai giudici e, in questo caso, si tratta dell'unico possibile in quanto la decisione è stata presa in modo unanime.

Dalla presidenza all'inchiesta

Lula da Silva ha ricoperto l'incarico di presidente del Brasile dal 2003 al 2011, venendo riconfermato per due mandati consecutivi alle elezioni del 2002 e del 2006. A lui era succeduta, esattamente 7 anni fa, il ministro della Casa civil del suo governo, Dilma Rousseff, rimasta incarica fino al 2016, anno in cui ha subito il processo di impeachment e in cui lo stesso Lula ha visto concretizzarsi contro di lui l'indagine sulla proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, sul litorale dello stato di San Paolo il quale, secondo l’accusa, è stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di appalti con la compagnia petrolifera statale Petrobras.