Completata la riconquista di Raqqa

Raqqa, capitale dell’Isis in Siria, è stata completamente riconquistata. L’ultimo bastione strappato al Califfato è stato lo stadio cittadino dove le milizie filo-americane hanno issato la propria bandiera. La notizia, inizialmente diffusa dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, è stata successivamente confermata dai militari.

Disfatta

Nei dintorni della città continuano sporadici combattimenti ma la disfatta jihadista è totale. Si tratta di una vittoria decisiva, che fa il paio con quella di Mosul, in Iraq, contro un Isis ormai ridotto ai minimi termini. Domenica scorsa centinaia di miliziani e migliaia di civili erano stati evacuati in base all’accordo, ottenuto grazie ai buoni uffici dei capi tribali locali, tra Forze democratiche siriane e gli uomini del Daesh. Negli ultimi due giorni i combattimenti erano continuati tra le Sdf e altri miliziani dell’Isis che resistevano in un’area molto ristretta del centro. Tra di loro, secondo l’Ondus, c’erano anche molti “foreign fighter“.

Bilancio

Secondo l’Ondus in un anno di campagna militare curda per la riconquista di Raqqa sono morte oltre 3 mila persone, tra cui più di 1000 civili. L’offensiva su Raqqa, a nord dell’Eufrate, era cominciata ai primi di novembre del 2016. L’Ondus afferma che in tutto sono morte 3.250 persone, di cui 1.130 civili. Altre fonti non indipendenti riferiscono dell’uccisione di circa 3.500 uccisi tra le file del sedicente Stato islamicoe circa 400 morti tra le forze curde e della Coalizione anti-Isis.

Sfollati

Anche i numeri degli sfollati sono drammatici. Almeno 270 mila civili sono fuggiti dai combattimenti di Raqqa e, ha spiegato Save the Children, “hanno un disperato bisogno di aiuto”. L’Ong ha espresso profonda preoccupazione per la “rapida escalation della crisi umanitaria nella Siria nordorientale”. A causa degli alti livelli di distruzione registrati a Raqqa e nelle zone limitrofe, si legge nel comunicato, “la maggior parte delle famiglie si ritrova con poco o nulla per tornare a casa e presumibilmente sarà costretta a rimanere nei campi ancora per molti mesi e anni a venire. Ogni giorno, inoltre, più di 10.000 persone continuano a fuggire dagli scontri nelle roccaforti dell’Isis intorno a Deir el-Zor, a 140 chilometri a sud-est rispetto a Raqqa”. Save the Children ha ricordato che “saranno necessari investimenti sostanziali per ricostruire le case distrutte, le strutture sanitarie e le scuole, oltre che per rimuovere le mine inesplose prima che le persone possano rientrare a casa. Sotto l’Isis, inoltre, i bambini hanno perso molti anni scolastici e serviranno finanziamenti urgenti per supportarli nel ritorno tra i banchi di scuola“.