Che fine ha fatto bin Salman?

Che fine ha fatto il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman? Se lo cominciano a chiedere con insistenza diversi media del mondo arabo a 27 giorni dall'ultima apparizione in pubblico del delfino di re Salman, l'uomo delle riforme e delle purghe che non hanno risparmiato influenti membri della famiglia reale.  

Scomparso

Il quotidiano in lingua persiana Kenyhan, ripreso dall'agenzia Fars, ipotizza addirittura che il giovane rampollo possa essere stato ucciso. L'antefatto di questo giallo da mille e una notte è la misteriosa sparatoria andata in scena lo scorso 21 aprile vicino al palazzo reale. Un fatto quasi ignorato dalla stampa internazionale e minimizzato dalla stessa Riad. Eppure, stando al quotidiano, su questa vicenda non sarebbe stata fatta chiarezza. Testimoni sostengono che si sia stato un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. Un blitz all'interno del palazzo compiuto da un commando militare che aveva il compito di assassinare il re e suo figlio. Ipotesi che sarebbe confermata dalle affermazioni di alcuni membri dell'opposizione secondo cui “un alto ufficiale delle forze di terra ha guidato l'incursione nel palazzo reale per uccidere il re e il principe ereditario“. Non solo: stando a Keyhan bin Salman sarebbe stato raggiunto da due proiettili e in seguito trasportato dagli uomini del suo corpo d'elite (“La guardia speciale di bin Salman”) all'interno di un bunker americano situato dentro una base aerea della capitale.

Personaggio scomodo

Solo voci? Forse. Di certo, in questa strana storia, ci sono diversi elementi. Il primo è proprio la misteriosa scomparsa di un uomo che amava mostrarsi in pubblico. Il secondo è legato ai molteplici cambiamenti economici e sociali (la cosiddetta Vision 2030) imposti da bin Salman che hanno incontrato le resistenze di una consistente parte del mondo religioso e politico saudita. A ciò si aggiungono le modalità con cui il delfino dell'anziano sovrano è salito al potere, cioè lo spodestamento, da parte di Salman senior, del precedente erede al trono, Abdulaziz bin Saud bin Nayef, a favore del figlio. A ciò è seguita la stagione delle purghe anti corruzione, avviata dal futuro sovrano, che ha portato dietro le sbarre numerosi uomini d'affari nonché esponenti della foltissima famiglia reale saudita. Senza dimenticare il rafforzamento dell'offensiva contro gli houti in Yemen e il blocco imposto nei confronti del vicino Qatar. Mosse non sempre condivise. Insomma: bin Salman aveva più di un motivo per farsi odiare dai suoi avversari. Se questo si sia tradotto in un tentato omicidio non è dato saperlo.

Incontro mancato

Strana è sicuramente la circostanza che il rampollo non abbia partecipato all'incontro a Riad con il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, lo scorso 28 aprile. I media sauditi hanno mostrato le foto dei summit solo con il re e con il ministro degli Esteri, Adel al-Jubeir. Gli stessi organi di informazione che, qualche tempo prima, si erano affrettati a dare ampio risalto alle immagini del vertice fra il principe ereditario e il predecessore di Pompeo, Rex Tillerson. Ci sono alcuni video, successivi al 21 aprile, in cui si vede bin Salman incontrare diversi funzionari, locali e stranieri. Ma non è chiaro se si tratti di sequenze girate dopo quella data o in precedenza e pubblicate solo successivamente proprio per mostrare il buono stato di salute di bin Salman. Saranno solo i prossimi tempi a dissipare ogni dubbio sulla sorte del delfino. Per ora ogni certezza è nascosta tra le sabbie del deserto.