Caos Huawei, Borse in tilt

Non hanno tardato a manifestarsi gli effetti dell'arresto di Meng Wanzhou, la top manager e numero due del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. L'avvio degli scambi con gli Stati Uniti, infatti, ha allargato ulteriormente la forbice del calo a Piazza affari, con l'indice Ftse Mib che cede il 3% a 18.755 punti. Particolarmente evidente, oltre che atteso, il picco negativo delle borse asiatiche, fra le più colpite dagli andamenti tentennanti dei listini dovute alla vicenda che ha coinvolto l'azienda di telefonia mobile, con Tokyo che ha chiuso cedendo l'1,91%, mentre le piazze cinesi hanno subito il contraccolpo maggiore: giù del 2,16% Shenzhen, addirittura del 2,47% Hong Kong, mentre Shanghai si è assestata sull'1,66%.

Tensione fra Pechino e Washington

Non solo l'arresto di Meng ma anche l'ipotesi delle violazioni delle sanzioni all'Iran da parte di Pechino costituisce un fattore di destabilizzazione per gli indici mondiali. A questo va aggiunta la variabile che riguarda le relazioni già complicate fra Washington e Pechino, con gli apparecchi di telefonia mobile cinesi indicati come possibili mezzi di spionaggio. Anche per questo, a detta degli analisti (fra i quali Paul Flood, di Bny Mellon), gli operatori dei mercati hanno concesso spazio alla possibilità di un deterioramento delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi, nonostante la tregua commerciale stipulata durante il vertice di Buenos Aires.

Gli indici in negativo

La reazione a catena delle borse a picco ha colpito duramente anche titoli quali Diasorin (-6,6%, dovuto principalmente al taglio della raccomandazione di Kepler Cheverux), Fineco (-6,5%) e Saipem (-4,8%), penalizzata insieme a Eni (-2,2%) dalle quotazioni del greggio. Per quanto riguarda altri indici europei, detto del Ftse Mib (il peggiore), in rosso anche Francoforte (-2,6%), Parigi (-2,5%), Londra (-2,4%) e Madrid (-2%). Male anche i titoli bancari Unicredit (-4,5%), Banco Bpm (-4,2%) e Intesa (-3,9%). Sotto pressione Stm (-4%), penalizzati dal rialzo dello spread fra Bund e Btp, salito a 290 punti. Segno meno anche per i produttori di semiconduttori da Ams (-7,35%) a Siltronic (-5,32%), da Stm (-4,63%) ad Asm (-3,54%). Sotto pressione, con il calo del greggio, i petroliferi Tullow (-5,43%), Aker Bp (-5,3%), Lundin (-4,64%), Shell (-3,38%), Repsol (-3%), Total (-2,32%) ed Eni (-2,37%).