Brexit, Johnson chiama Bruxelles: “Rinegoziamo”

Rischia di trasformarsi in una mina vagante la presenza di Boris Johnson a Downing Street. L'ex falco, convinto com'è sempre stato dell'importanza di una Brexit che concedesse all'Europa il giusto, ora punta alla rinegoziazione con Bruxelles che May non era riuscita a ottenere, augurandosi (in un modo che sembra più un invito che un auspicio) che l'Unione europea possa cambiare atteggiamento e rimettersi al tavolo delle trattative per livellare l'accordo sottoscritto dalla ex premier a novembre e che, per ben tre volte, il Parlamento britannico ha bollato come da rifare. Una situazione abbastanza paradossale, considerando che solo pochi giorni fa, nel corso dell'ultimo briefing tenuto a Bruxelles tra gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, il sentore generale manifestava il timore che Boris Johnson al no deal voglia andarci a tutti i costi, confermando però al contempo che l'accordo stipulato con Theresa May resta quello che è.

Le posizioni

Un'impasse che rischia di complicare i piani di Downing Street da dove, alla luce di quanto emerso dalla riunione degli ambasciatori, si sono affrettati a precisare che “il primo ministro vuole incontrare i leader Ue per negoziare un nuovo accordo, che abolisca l'antidemocratico backstop” e che il nuovo corso britannico è pronto “a trattare in spirito d'amicizia”, con la speranza che l'Ue “riveda l'attuale rifiuto di apportare alcun cambiamento all'accordo di recesso”. In sostanza, dall'Ue si aspettano che Johnson e il suo staff mostrino segnali concreti della volontà di andare a dama senza per forza arrivare al no deal, mentre a Downing Street auspicano che di questo si parli a un tavolo di trattative dove possa esserci la speranza di giungere a qualche risultato. In pratica, per quanto finora abbia sostenuto la linea dell'hard Brexit, il nuovo premier sembrerebbe più disposto a concordarla con l'Ue piuttosto che portare il Regno Unito a fare da solo. Una posizione che, al momento, cozza con la reticenza di Bruxelles (che al momento appare in posizione di forza) a sedersi nuovamente per parlare di un caso ritenuto già chiuso per quanto riguarda l'Europa.

Canali alternativi

Nel frattempo, il segretario di Stato per gli Affari esteri, Dominic Raab, prova a studiare un piano alternativo, cercando di rafforzare le partnership commerciali oltremanica, dedicandosi a tre giorni di incontri in Nord America. Una strategia, quella britannica, che conferma l'intenzione di creare nuovi canali alternativi a quelli dell'Unione europea (che una Brexit senza accordo potrebbe compromettere ulteriormente) anche se, ora come ora, anche questa pista sembra più in salita del previsto. La pensa così anche Larry Summers, ex segretario del Tesoro degli Stati Uniti, secondo il quale la Gran Bretagna si trova ora in una situazione disperata, tanto da rendere “delirante” l'idea che un accordo con gli States possa cambiare qualcosa.