Bengasi, autobombe sulla folla: è un massacro

E'strage a Bengasi, in Libia, dove un duplice attentato ha provocato la morte di almeno una trentina persone e il ferimento di altre 32. Il bilancio, però, è provvisorio e non concorde fra i vari mezzi d'informazione del Paese: fra le vittime, secondo quanto riportato, vi sarebbero anche diversi esponenti delle intelligence cirenaiche. L'attacco suicida è avvenuto attraverso l'utilizzo di due autobomba, nel quartiere di al-Salmani, mentre numerosi fedeli stavano uscendo dalla vicina moschea dopo aver partecipato alla preghiera della sera. Inizialmente si era parlato di 7 persone rimaste uccise ma, man mano, il bilancio si è aggravato, poiché molti dei feriti sono in seguito deceduti in ospedale: stando ai media libici, nella strage sarebbe rimasto uccisi anche Ahmed Alfaytori, capo del Dipartimento delle Unità investigative. A quanto pare, anche il colonnello Belkasim Al Obaidi sarebbe rimasto ferito nell'attentato ma, al momento, tale notizia non è stata confermata ufficialmente.

Caccia ai terroristi

Nell'area dell'attentato, in buona parte distrutta dalle detonazione dei due mezzi esplosivi, è scattata una vasta operazione delle Forze di sicurezza, volta a rintracciare la cellula terroristica responsabile del massacro: secondo fonti libiche, le attenzioni delle autorità si starebbero concentrando sullo Shura council of Benghazi revolutionary, coalizione di alcune milizie legate al fondamentalismo islamico,fra le quali vi sarebbe anche Ansar al-Sharia, la più nota delle fazioni terroristiche convogliate all'interno del supergruppo. Le due esplosioni sarebbero avvenute all'incirca alle 21 ore locali, a ridosso della moschea Baiat al Ridwan, situata nel cuore del quartiere al-Salmani, non distante dalla zona del porto.

La situazione a Bengasi

La città di Bengasi, ormai da un triennio, è luogo fulcro del conflitto (rientrante in quello più ampio scatenato in seguito alla morte di Gheddafi, nel 2011) fra le forze del generale Haftar e i gruppi fondamentalisti autori, negli ultimi tempi, di diversi attentati soprattutto nelle vicinanze delle moschee. In coincidenza con le dichiarazioni dello stesso Haftar sulla sconfitta progressiva dei miliziani jihadisti e la riconquista dell'area portuale, gli attentati sono proseguiti, pur con minore frequenza. L'attacco ad al-Slimani ha ricevuto la dura condanna della missione libica delle Nazioni unite, la quale ha fatto sapere che, fra le vittime dell'attentato, vi sono per la maggior parte civili.