Arrestato un leader serbo: incidenti e crisi diplomatica

Alta tensione in Kosovo. Ieri la polizia di Pristina è intervenuta a Mitrovica, nel corso di una conferenza, per arrestare Marko Djuric, numero uno dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo e Metohija, il più alto funzionario responsabile dei delicati affari relativi al Kosovo. Nel corso dell'assalto sono rimaste ferite 32 persone, cinque in modo grave. Djuric, insieme ad alcuni suoi collaboratori, aveva raggiungo la parte nord di Mitrovica, dove vive la comunità serba, per un convegno “interno” sui rapporti con il Kosovo.

L'accusa di Pristina nei confronti suoi e dei suoi collaboratori è di aver raggiunto il Kosovo senza il regolare permesso. L'arresto è avvenuto a seguito del blitz nella sala conferenze, dove erano presenti una cinquantina di persone. Djuric, secondo quanto riferisce Il Piccolo, è stato ammanettato e condotto nella capitale Pristina. Qui è stato accompagnato a piedi in Tribunale, con esposizione al pubblico ludibrio, per il processo immediato. Dopo un paio d’ore è stato condotto al posto di confine di Merdare ed “espulso dal Kosovo”, ha informato la polizia.

Il presidente kosovaro Hashim Thaci ha difeso l'operato delle forze dell'ordine, ma ha altresì invitato alla calma per evitare che si interrompa il dialogo tra Serbia e Kosovo. L'episodio, il primo di questa gravità dal 2008, anno della proclamazione d'indipendenza del Kosovo, rischia però di avere ripercussioni. In serata l'ambasciatore russo a Belgrado Aleksandr Cepurin ha parlato di “grossolana provocazione” da parte di Pristina, mentre per il suo collega statunitense Kyle Scott si tratta di un “grosso passo indietro”.

Che il clima sia teso, lo testimonia anche quanto avvenuto nei giorni scorsi nel piccolo villaggio di Kovilovo, a una mezz’ora d’auto da Belgrado. Qui si sarebbe dovuta svolgere la partita di pallamano femminile Under 20 valida per le qualificazioni ai Mondiali tra le Nazionali di Serbia e Kosovo. Per motivi di sicurezza, tuttavia, la sfida è stata annullata. Si temevano incidenti da parte di gruppi nazionalisti serbi.