Alta tensione per l'apertura dell'ambasciata Usa

Giorni di celebrazioni, di festa, di diplomazia, ma anche e soprattutto di forti tensioni a Gerusalemme. Mentre gli israeliani festeggiano la conquista della zona Est della città avvenuta al termine della Guerra dei Sei giorni nel 1967 e l'anniversario della nascita dello Stato d'Israele, c'è grande attesa per l'arrivo di diplomazie internazionali per la cerimonia d'apertura dell'ambasciata degli Stati Uniti, che si sposta da Tel Aviv.

La cerimonia

Un funzionario Usa ha spiegato che inizialmente la sede nel consolato nel quartiere di Arnona, a Gerusalemme ovest, potrà ospitare l'ufficio dell'ambasciatore e un ristretto staff. L'ambasciatore David Friedman “nelle fasi iniziali, si dividerà tra Tel Aviv e Gerusalemme”, in quanto si ritiene che il processo di definitivo trasferimento sarà “pluriennale”. Per la cerimonia, le autorità israeliane hanno fatto sapere che ci saranno, oltre alla delegazione statunitense, anche rappresentanti diplomatici di quattro Paesi europei: Austria, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria. Provenienti da Oltreoceano, presenzieranno all'evento la figlia deli presidente Usa, Invanka Trump, con il marito ebreo Jared Kushner. La delegazione Usa, di cui faranno parte anche il segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il vice-segretario di Stato John Sullivan, arriva oggi e rientrerà domani.

L'ira palestinese

I palestinesi intanto, che martedì commemorano la nakba, ossia la catastrofe, cioè l'esodo dalle terre possedute seguito alla nascita dello Stato d'Israele, sono pronti ad insorgere contro lo spostamento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. Un disperato appello giunge da Hanan Ashrawi, dell'Olp, appartenente alla minoranza cristiana anglicana: “Facciamo appello agli Usa a revocare la loro disastrosa e irresponsabile decisione di muovere l'ambasciata americana nella Gerusalemme occupata e di desistere da altre provocatorie e illegali” mosse. Anche il governo palestinese ha condannato l'annunciato trasferimento di domani ed ha chiesto “a tutti i Paesi del mondo che credono nella libertà, nella pace e nella stabilità di annunciare Gerusalemme est capitale dello stato di Palestina“. Yusuf Mahmoud, portavoce del governo, citato dall'agenzia Wafa, ha denunciato che la decisione di Trump e l'apertura dell'ambasciata sono “un'aggressione palese contro il nostro popolo, il nostro paese, la nostra nazione e i nostri luoghi santi”. La tensione in Terra Santa è dunque altissima: la settimana che si apre si appresta a diventare una delle più calde degli ultimi anni.