Allarme nervino: evacuata la sede di Facebook

Quattro edifici evacuati del quartier generale di Facebook, nella Silicon Valley, allertati per la possibile presenza di un pericoloso gas all'interno degli spazi. Secondo quanto riferito, una busta recapitata al magazzino dell'ufficio postale, situato nel perimetro della struttura, sarebbe risultato positivo al sarin, quindi a una sostanza riconducibile al gas nervino, ritenuta estremamente pericolosa poiché portatrice di effetti anche letali. L'allamre è scattato quando l'orologio locale segnava le 11 del mattino: secondo quanto riportato dal Tehelgraph, il pacco sospetto sarebbe stato ricevuto e sottoposto ad alcuni controlli prima di essere aperto. Come spiegato da Anthony Harrison, sono stati immediatamente evacuati “4 edifici e stiamo conducendo un'inchiesta in coordinamento con le autorità locali”.

L'evacuazione

Una mattinata di paura, dunque, negli uffici che costituiscono il nucleo operativo del social network creato da Mark Zuckerberg, a Menlo Park: sulla vicenda indagano le Forze dell'ordine, le quali avranno il compito di capire se, effettivamente, la sostanza riscontrata a una prima analisi (e riportata dai media americani) fosse realmente sarin e, quindi, potenzialmente mortale per i dipendenti del centro. Le autorità, a ogni modo, non escludono che il plico potesse essere un cosiddetto “falso positivo” anche perché, almeno per ora, non è giunta notizia di persone contagiate o intossicate dalla sostanza, estremamente rischiosa poiché incolore e inodore, facilmente trasmissibile per contatto o inalazione.

Il precedente

Nonostante la situazione sia rapidamente tornata alla normalità, quanto accaduto in California riporta alla mente la pericolosa stagione del nervino di un anno fa a Salisbury, quando il gas tornò alla ribalta delle cronache internazionali poiché ritenuto la sostanza responsabile (nella sua forma Novichok) dell'avvelenamento dell'ex 007 sovietico Sergej Skripal e di sua figlia Yulia, per i quali fu necessaria una lunghissima degenza prima che potessero riprendersi. Una vicenda che presenta tuttora dei punti oscuri e che, nella primavera del 2018, aveva riacceso tensioni crescenti fra il Regno Unito e la Russia, ritenuta autrice del tentato avvelenamento da parte delle autorità britanniche.