Perché si celebra la “Festa dell’Europa”

L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Quando l'allora ministro francese degli Esteri, Robert Schuman, si rivolse così alle istituzioni del suo Paese probabilmente non sapeva che quelle parole avrebbero avviato il processo di creazione dell'Unione europea.

Risollevarsi dalle macerie

Era il 9 maggio del 1950, poco dopo le 4 del pomeriggio. Il Vecchio Continente si stava ancora leccando le profonde ferite lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto che solo sul suolo europeo aveva lasciato quasi 40 milioni di morti, tra militari e civili, da aggiungere agli oltre 15 milioni provocati dalla Grande Guerra. Da lì, dalla necessità di assicurare pace e prosperità a una regione del mondo martoriata dagli ultimi 50 anni di storia, si mosse la “Dichiarazione di Schuman“. Una nuova stagione, secondo il suo ragionamento, passava attraverso la risoluzione di una disputa storica tra Parigi e Berlino. Quella per lo sfruttamento delle risorse minerarie poste al confine tra i due Paesi. “Il governo francese – annunciò – propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri Paesi europei”.

Primo vagito

L'anno seguente con il Trattato di Parigi (siglato il 18 aprile) venne istituita la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca) con l'adesione di Francia, Germania Ovest, Lussemburgo, Paesi Bassi e Italia. Fu il primo vagito dell'Unione europea. Gli altri due vennero emessi a Roma 6 anni dopo. Il 25 marzo 1957 vennero, infatti, siglati i trattati fondativi della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) e della Comunità economica europea (Cee). Quest organismi, insieme, vengono considerati i tre pilastri dell'Unione europea, la cui nascita ufficiale avvenne solo 35 anni dopo, con i Trattati di Maastricht del 1992

Organi 

Ne sentiamo spesso parlare, ci viviamo dentro senza conoscerne a fondo l'organizzazione e il funzionamento. L'Ue agisce attraverso dirette istituzioni. Il Parlamento (con sede a Strasburgo) è l'organismo, democraticamente eletto da tutti i cittadini maggiorenni dei 28 (ma con la Brexit diventeranno 27) Stati membri. Le sue funzioni sono simili a quelle degli equivalenti nei singoli Stati nazionali. Ad esso è, ad esempio, attribuito il compito di legiferare. Ciò avviene attraverso atti vincolanti come regolamenti, direttive e decisioni. I primi si applicano direttamente negli Stati membri senza la necessità di un'attività di ricezione ma solo in base alla limitazione di sovranità derivanti dai trattati di adesione. Le seconde obbligano i destinatari al raggiungimento di determinati obiettivi, lasciando però agli stessi libertà circa i modi e le forme per perseguirli. Le terze hanno portata individuale, vincolando solo i destinatari specifici. Ci sono poi gli atti non vincolanti, come le raccomandazioni (invito a conformarsi a un determinato comportamento) e i pareri (con cui viene fatta conoscere l'opinione dell'Ue su una determinata materia). Il potere legislativo è tuttavia condiviso con il Consiglio dell'Unione europea (con sede a Bruxelles), formato di volta in volta dai ministri dei singoli Paesi che si occupano di una specifica materia (Esteri, Interni, Sanità, Economia ecc). Quest'organismo non va confuso col Consiglio europeo, formato dai soli capi di Stato e di governo (e attualmente presieduto da Donald Tusk) che esercita il potere d'indirizzo politico ed esamina i principali problemi riguardanti i processi d'integrazione. C'è poi la Commissione europea, cioè, banalmente, il governo dell'Ue, con funzioni di iniziativa legislativa (cioè propone le leggi da fare al Parlamento). Il suo presidente, proposto dal Consiglio europeo, deve essere approvato dall'Europarlamento. A nomina avvenuta questi sceglie i 28 commissari dai diversi Stati. Come ultimo step l'intera Commissione (che resta in carica 5 anni) deve ricevere l'ok del Parlamento. Le ultime tre istituzioni sono: la Corte di giustizia Ue (con sede nel Lussemburgo) che vigila sulla corretta applicazione del diritto comunitario; la Corte dei conti europea, che verifica il finanziamento delle attività dell'Ue; la Bce (Francoforte), che è responsabile della politica monetaria. 

Moneta unica

Dal 1999, infatti, l'organizzazione è dotata di una propria moneta (l'euro) che nei Paesi aderenti ha sostituito la valuta nazionale. Attualmente solo 19 Paesi Ue su 28 utilizzano l'euro. L'insieme di questi Stati costituisce l'Eurozona (o Eurolandia). Se il debutto sui mercati finanziari è del 1999, la circolazione monetaria effettiva ebbe inizio solo il primo gennaio 2002. Due curiosità: 1) esistono Paesi extra Ue che adottano l'euro in virtù delle preesistenti condizioni di unione monetaria con Paesi membri (San Marino, Andorra, Principato di Monaco e Città del Vaticano) o di trattati unilaterali (Montenegro e Kosovo) 2) L'euro non è la prima valuta “europea”, in precedenza era stata, infatti, adottato (sia pur solo a livello di registrazioni contabili) l'Ecu (Unità di conto europeo).  

Riflessione

Dopo anni in cui della sua presenza in pochi si erano resi conto, l'Ue con la “Grande recessione” del 2007 è entrata prepotentemente nella nostra vita. I suoi tecnicismi, gli eccessi burocratici, decisioni per lo più basate sul “rigore” e sul “rispetto dei vincoli di bilancio” e, nel contempo, il sostanziale allontanamento dagli ideali dei padri fondatori e da quelle “radici cristiane” che sono il grande retroterra culturale del concetto stesso di Europa politica, hanno portato a una disaffezione generalizzata nei suoi confronti. Ma se alcuni obiettivi e principi continuano a essere traditi, non si può non riconoscere uno risultato straordinario all'Unione europea: l'aver assicurato pace a popoli che per secoli si erano combattuti e trucidati. Lo si legge nelle motivazioni del Premio Nobel per la Pace assegnato all'Ue nel 2012: “Per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa”.