Vaccini e lavoro, per un primo maggio di speranza

È un primo maggio di speranza quello che celebriamo oggi, con l’auspicio di tornare gradualmente e con la necessaria cautela, ad una vita normale. Ma è anche una giornata di mobilitazione unitaria del sindacato per sostenere le ragioni del lavoro, per una ripartenza in sicurezza ed una concreta “rinascita” del nostro Paese .

Per questo oggi saremo in tre luoghi simbolo, a portare la nostra solidarietà, in particolare, ai lavoratori della sanità ed a tutti coloro che hanno assicurato servizi e beni essenziali ai cittadini in questa lunga fase difficile della vita del Paese.

Non ci stancheremo mai di ringraziare queste persone generose che meriterebbero molto di più dalle istituzioni e dalla società. Questa è l’immagine responsabile e positiva del Paese. Dobbiamo tutti far tesoro del loro esempio, della loro grande umanità, del loro senso del dovere e responsabilità.

È chiaro che la battaglia contro il coronavirus non è ancora finita. E non basta solo la più ampia e capillare diffusione del vaccino, che organizzeremo anche noi presto nelle aziende, per uscire dalla grave crisi. Occorre anche il ‘vaccino’ del lavoro stabile, della crescita, degli investimenti, della giustizia sociale. Questa è la cura di cui il Paese ha bisogno oggi più che mai.

Lo diciamo al Premier Draghi: è il momento giusto per un grande “patto sociale”, per una collaborazione virtuosa tra il Governo e le parti sociali, in modo da attuare i contenuti importanti del Recovery Plan ed affrontare insieme la stagione delle grandi riforme di Sistema (fisco, pubblica amministrazione, lavoro, semplificazioni, giustizia, concorrenza) attese da lungo tempo.

Dobbiamo aprire da subito anche un confronto sul tema delle pensioni per definire le necessarie flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Bisogna unificare finalmente Nord e Sud, rimettere al centro la persona, costruire una società più inclusiva e senza barriere.

C’è ancora tanto sfruttamento, tanta disperazione e solitudine nel mondo del lavoro e nella società che solo il sindacato confederale può affrontare con la solidarietà, come ha ricordato anche la Cei nel suo messaggio per il Primo Maggio.

Per recuperare il milione di posti di lavoro persi nell’ultimo anno avremo bisogno di più partecipazione alle decisioni, di più coinvolgimento nelle scelte. Vale per il Governo nazionale, ma vale anche per le istituzioni regionali, per le aziende, per la pubblica amministrazione.

Siamo d’accordo con Draghi quando sostiene che non servono visioni di parte perché in gioco c’è il futuro dell’Italia. Ma proprio per questo occorre una “governance” partecipata, la massima condivisione sulle procedure di monitoraggio, sulle ricadute occupazionale dei progetti del Recovery Plan, per evitare che il tutto non si trasformi in una altra occasione perduta o peggio in un libro dei sogni.

Le riforme avranno un impatto diretto sul lavoro, sulla sua organizzazione ed anche sulla contrattazione. Ecco perché bisogna aprire una trattativa vera con le parti sociali, non basta la consultazione. Tutti gli interventi anche di sostegno alle imprese devono prevedere alcune specifiche condizioni: la garanzia di più assunzioni soprattutto di donne e giovani, il riequilibrio delle diseguaglianze sociali a partire dal Mezzogiorno, l’applicazione dei contratti, il rispetto della trasparenza e legalità negli appalti, la sicurezza per i lavoratori.

Questo è il “patto” che bisogna concretizzare, per il quale il sindacato può garantire le giuste flessibilità, come è avvenuto in altre stagioni importanti. Anche noi vogliamo un Paese che sappia ridisegnare l’economia sulla sostenibilità ambientale, su una nuova politica industriale green, sulle infrastrutture, sul riassetto del territorio, sull’innovazione, sulla scuola, sulla formazione, sulla ricerca. Ci batteremo perché si ricominci ad investire sulla qualità dei servizi sociali per gli anziani, per le famiglie, per le donne, per i giovani.

Questo è il modo migliore per rispondere agli appelli alla coesione sociale del nostro Presidente, Sergio Mattarella mettendo  al centro il lavoro, la sua sicurezza, la partecipazione, valori che ritroviamo nella nostra Costituzione e su cui si fonda la Repubblica italiana.