“Se guardate attentamente vedrete che quasi tutto ciò che conta davvero per noi, tutto ciò che rappresenta il nostro impegno più profondo nel modo in cui la vita umana deve essere vissuta e curata, dipende da una qualche forma di volontariato”, afferma l’antropologa statunitense Margaret Mead. Quest’anno l’otto e il nove marzo segnano due date fondamentali per la Chiesa e la società civile perché si celebra il Giubileo del volontariato. A dieci anni dall’Anno Santo della Misericordia Jorge Mario Bergoglio ha voluto dedicare un momento simbolicamente forte del 27° giubileo ordinario della storia ecclesiale al terzo settore, cioè a coloro che combattono quotidianamente la “globalizzazione dell’indifferenza”.
Collettivamente e individualmente i “santi della porta accanto” vengono così inseriti nel calendario di eventi religiosi, culturali e sociali all’insegna della condivisione. Oltre alle celebrazioni e ai sacri rituali rivolti a tutti i fedeli, l’Anno Santo è scandito da specifici eventi dedicati a diverse categorie di persone, individuate in base a specifiche professioni o al loro ruolo all’interno della famiglia, della Chiesa e della società. Il Giubileo del volontariato, quindi, prevede momenti di confronto e di spiritualità. Un riconoscimento della centralità del terzo settore che solo in Italia muove 67 miliardi di euro a beneficio della parte più debole della popolazione, con un fatturato pari al 4,3% del Pil, superiore per esempio all’intero comparto della moda. Un Giubileo “ad hoc” per onorare il ruolo svolto dalle organizzazioni no-profit, dalle ong, dagli assistenti sociali e da chiunque si impegni nelle associazioni che si adoperano a favore della comunità. Al pellegrinaggio alla porta santa e al sacramento della riconciliazione nelle chiese giubilari si accompagnano oggi e domani attività culturali, artistiche e spirituali in numerose piazze della città eterna. In Italia sono quasi 5 milioni i volontari attivi in circa 360 mila organizzazioni non profit.
“Il volontariato rappresenta una preziosa risorsa per la coesione sociale della comunità – ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – Sfide di portata sempre più ampia sono di fronte a noi e l’azione dei volontari si propone come un’efficace componente per affrontare scenari che rendono le nostre società più fragili”. Nei momenti più bui della pandemia il volontariato si è confermata generosa e indispensabile espressione dei “doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale sanciti dalla Costituzione”. Anche negli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu compare “il contributo di ciascuna persona” che, tramite il suo impegno volontario, diventa “parte delle soluzioni”. L’impegno a migliorare la società contemporanea, infatti, accomuna le tante espressioni associative del volontariato. Ne derivano prospettive di rinascita e speranza nelle multiformi situazioni di fragilità, avversità, calamità. Si tratta di un supporto di inestimabile valore che poggia sullo spirito di altruismo e collaborazione.
“Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare gli altri – insegna Francesco -. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare”. Il valore del volontariato, dunque, rende aperti alle necessità dell’altro, alla difesa degli ultimi e alla cura del creato. Il Giubileo dedicato al terzo settore indica proprio il modello degli “artigiani di misericordia” che lavorano non solo per la gente ma con la gente. “Il lavoro di associazioni ed enti è molto più efficace quando collaborano tra loro e con gli Stati”, sottolinea il Pontefice che invita alla solidarietà, ad aiutare gli altri, a guardare al prossimo e a darsi da fare per chi è in situazione di bisogno. Impegnarsi per il bene comune e cercare strade sempre nuove di collaborazione a livello internazionale, secondo il Papa, “ci rende aperti alle necessità dell’altro, alle richieste di giustizia, alla difesa dei poveri, alla cura del creato”.
Fare volontariato ci dispone ad ascoltare il prossimo e a sforzarsi per dare il meglio di sé a salvaguardia della promozione umana “con le mani, con gli occhi, con gli orecchi attenti, con la vicinanza”. Per questo “il mondo ha bisogno di volontari” e lo sperimentiamo nella nostra decennale missione per la liberazione delle “donne crocifisse” vittime della tratta. Don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ha testimoniato per tutta la vita l’impegno di rimozione delle cause che provocano l’emarginazione indirizzandoci alla difesa dei diritti umani e civili per contrastare l’esclusione sociale e i pregiudizi che imprigionano il cuore nell’egoismo.