Editoriale

La sfida che proviene dall’esperienza cristiana

Luigi Pirandello mette in bocca a Serafino operatore queste parole “Nessuno ha modo o tempo d’arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede fare agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli convenga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale solamente potrebbe trovar riposo”. E in seguito dice che l’uomo ” non riesce a quietarsi mai in nulla, né di nulla ad appagarsi quaggiù, tanto che cerca e chiede altrove, oltre la vita terrena il perché e il compenso del suo tormento” .

Ha detto padre Mauro Lepori: “Abbiamo bisogno di una vita che ci risusciti dalla morte, da ogni morte, da ogni volto che la morte e il male assumono nella vita personale, in famiglia, in comunità, nel mondo intero. Le mille cose che ci preoccupano e mettono in ansia senza essere necessarie, non rispondono mai al bisogno vero del nostro cuore, di ogni cuore”.

Le nostre morti quotidiane possono essere tante: la morte di una persona cara, il ricovero imprevisto in ospedale, una crisi familiare, la sterilità di una coppia che non può avere figli, le conseguenze per aver perso il lavoro. Di fronte a questi fatti o Cristo trova un senso altrimenti Cristo diventa un orpello.

Continua padre Mauro Lepori “Neanche la vita su questa terra ci è veramente necessaria, perché essa è il teatro in cui si percepisce il bisogno del cuore, ma non è essa che lo soddisfa. Non abbiamo bisogno di non morire o di sopravvivere, ma, come dice Gesù a Marta, di non morire in eterno”. La sfida che proviene dall’esperienza cristiana è questa.

Solo Gesù risponde al desiderio fondamentale del cuore, il desiderio di trovare un senso che tenga insieme tutto, il desiderio di unità che abbracci tutto e tutti e in cui ci sentiamo abbracciati dal Tutto in tutti che è Dio, che è Cristo, l’incarnazione dell’abbraccio del Padre buono”.

Solo Cristo compie l’attesa del mio cuore, di ogni cuore. E solo la sua parola rivela il mio bisogno nella sua pienezza. Solo la parola di Gesù rivelava a Marta il suo cuore, lo metteva a nudo nel suo bisogno profondo, essenziale, totale, ma lei lo ingannava, non se ne curava, lo intasava di cose, di preoccupazioni, di attività, di giudizi, di paure, di irritazioni, preconcetti, antipatie come noi”. Dobbiamo lasciarci dire da Cristo che cosa vuole davvero il nostro cuore, perché in noi domina la pretesa di sapere già che cosa è necessario. Infatti spesso siamo noi a decidere cosa è necessario e poi magari andiamo a sbattere contro un muro.

A questo punto emerge una seconda domanda. Se solo Cristo risponde, se solo Cristo è necessario, se solo Cristo basta, il resto che cos’è? Che valore ha?  L’incontro con Gesù che influenza ha nella realtà concreta della nostra vita quotidiana? La fame, il desiderio, il lavoro, la politica, la passione, il sentimento, la guerra, la casa, tutte queste cose che cosa sono?. Qualcuno potrebbe pensare che “Cristo necessario” voglia dire stare tutto il giorno in preghiera a pensare a Lui e disinteressarsi di tutto il resto. E invece Cristo, proprio perché si è incarnato, si incarna in tutta la nostra vita quotidiana, nella banalità della nostra vita quotidiana.

Allora è importante capire come tutto questo brama Cristo, è attesa di Cristo, è il volto concreto di un grido, della sete di Lui. Se non lascio entrare Cristo nei dettagli della mia vita, tutto rimane ultimamente vuoto, privo di senso. Il Cristianesimo è un avvenimento, non un insieme di dottrine, non è una morale. È un avvenimento che presuppone un incontro. Questo è possibile per ciascuno di noi nella misura in cui c’è qualcuno che ci ha testimoniato che per lui Cristo è tutto. È questa l’iniziazione alla vita cristiana.

Don Luigi Giussani ha testimoniato come la risposta a queste domande sta nell’incontro con Cristo. Anche papa Francesco ci ha detto che il carisma di don Giussani proveniva da qualcosa che aveva vissuto in prima persona: “Da ragazzo, a soli quindici anni, era stato folgorato dalla scoperta del mistero di Cristo. Aveva intuito – non solo con la mente ma con il cuore – che Cristo è il centro unificatore di tutta la realtà, è la risposta a tutti gli interrogativi umani, è la realizzazione di ogni desiderio di felicità, di bene, di amore, di eternità presente nel cuore umano. Lo stupore e il fascino di questo primo incontro con Cristo non lo hanno più abbandonato”.

L’incontro con Cristo avviene quando un uomo, una donna, così come sono con tutti i loro limiti, si trovano davanti a Lui e in quel momento Gesù riesce a sussurrare il grande annuncio che tuttala vita attente:” Solo io Ti sono necessario! Sono io la pienezza di cui il bisogno del Tuo cuore ha sete”. Però il dramma è – come dice don Giussani – che si può conoscere Cristo, ma non averlo incontrato. Si può partecipare alla Scuola di Comunità, si può aver studiato teologia, ma non avere incontrato Cristo.

Ci ha detto papa Francesco: «Don Giussani è stato un sacerdote che ha amato tanto la Chiesa. credeva che essa è la continuazione di Cristo nella storia. Diceva: ‘Tu hai incontrato questa compagnia: questa è la modalità con cui il mistero di Gesù […] ha bussato a casa tua’ [. Usava questa bella espressione: la “compagnia”. I gruppi del movimento erano per lui una “compagnia” di persone che avevano incontrato Cristo. E, in definitiva, la Chiesa stessa è la “compagnia” dei battezzati che tutto tiene insieme, da cui tutto trae vita, e che ci mantiene nel giusto cammino. Nulla testimonia Cristo e la pienezza che è per l’uomo più di una compagnia di persone unite da questa verifica, in questa esperienza di sentirsi chiamati dall’Unico necessario a verificare che veramente il cuore e la vita non hanno bisogno d’altro che Lui».  La comunità è il segno ontologico, oggettivo della Presenza di Cristo.

mons. Michele Pennisi

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