La sete profonda dentro di noi che solo Gesù può placare

Nell’anno liturgico che stiamo vivendo le letture di Quaresima sono particolarmente ricche perché fanno parte dell’iniziazione cristiana, vanno alla radice della fede, il nostro Battesimo: il Vangelo di questa domenica è infatti una catechesi fondamentale per i catecumeni che nel tempo della Quaresima fanno la preparazione immediata per ricevere i sacramenti nella notte di Pasqua.

Il Vangelo di Giovanni descrive l’incontro di Gesù con una samaritana che andava costantemente al pozzo a prendere un po’ d’acqua per calmare la sua sete. Ma l’acqua le finisce presto e deve continuamente ritornare al pozzo. Noi siamo questa samaritana. Abbiamo tutti sete di felicità, di serenità, di comunione, di pace, e andiamo a cercarla in tanti modi, così che questa sete ci viene così un po’ placata. Ma presto abbiamo di nuovo la gola secca, così torniamo a cercare quest’acqua, proprio come questa donna.

Come con la samaritana oggi Gesù chiede a noi l’acqua, perché possiamo accorgerci che quell’acqua che andiamo a cercare non può dissetare la nostra vera sete: quel successo sul lavoro, quella vacanza, quell’affetto, quelle soddisfazioni, passano presto e abbiamo di nuovo bisogno di bere. Abbiamo infatti una sete più profonda dentro di noi, che solo l’incontro con Lui può placare.

Nel Vangelo Gesù lo svela con il dialogo sul marito della donna: che c’entrano i tanti mariti della samaritana con la nostra sete di felicità? Perché la nostra sete non si placa per la stessa ragione: non ci disseta quest’acqua che ci offre Gesù perché in realtà siamo ancora legati ad “altri”, uniti, congiunti ad “altri” mariti, non ci fidiamo fino in fondo di Dio, non vogliamo rischiare!

Gesù oggi ci dice: “Adorerete in Spirito e Verità”, che significa entrare nella nostra storia dove Cristo è presente, ci guida; Lui solo placa la nostra sete di amore, ci permette di donarci, di amare, perché possiamo ricevere da Cristo quest’acqua che disseta, che “zampilla per la Vita Eterna”.