Ripartire dalla solidarietà

Nell’immenso strazio di vedere neonati, adolescenti, uomini e donne, anziani schiacciati dal peso delle macerie e dalla distrazione di istituzioni che per anni non hanno voluto vedere la pericolosità di quanto era sotto i propri occhi, “addormentate” persino rispetto alle tragedie passate, c’è una fiammella di speranza per questa società.

La mobilitazione immediata e gratuita dell’intero Paese, dalla piccola bottega che offre i suoi prodotti alle grandi raccolte, dalle società di calcio che mettono a disposizione i loro spazi per accogliere gli sfollati, ai tour operator che aprono le case dei villeggianti, alla miriade di raccolte di generi alimentari che in tutta Italia si stanno facendo.

Non è solo stringersi accanto a chi soffre, è qualcosa di più. È una coscienza di appartenenza che si risveglia, è l’anima che riacquista il proprio ruolo dominante rispetto all’apatia che per troppo tempo l’ha accompagnata.

Questa tragedia non è più solo un fatto che appartiene a chi l’ha subita e a chi è deputato ai soccorsi, ma un fatto di tutti. E per tutti stavolta non si intende un agglomerato informe di persone ma ogni singolo cittadino. Non solo di nazionalità italiana.

Se c’è un aspetto positivo della globalizzazione è che in tutto il mondo è arrivato immediatamente l’eco della tragedia, e persone distanti anni luce dai nostri problemi come pop star e campioni dello sport hanno sentito il bisogno di “esserci”. Qualcuno con donazioni, altri con parole di conforto, altri ancora proprio fisicamente.

È un’umanità che dimostra a se stessa di esserci ancora, non anestetizzata dalla miriade di brutte notizie che arrivano dal mondo, non soverchiata dal dolore e dall’orrore. È un’umanità che ha ancora voglia di dare un senso a questa parole, che si muove, che si alza, che va incontro a chi soffre. Molto diversa da quella ostile e indifferente alla tragedia dei migranti. Eppure è la stessa…

Ma quando il dolore risveglia la coscienza più profonda, non quella superficiale impregnata di luoghi comuni e stereotipi, allora si vede di quanto altruismo siamo intimamente capaci. Ripartire da lì è il modo giusto per uscire dal pantano delle incomprensioni e dell’indifferenza.