Regole di vita

“Con i vostri atteggiamenti quotidiani, carichi di fede e di spiritualità, di umanità e di altruismo, potete rendere una testimonianza in favore degli ideali di pacifica convivenza civile e sociale, per l’edificazione di una civiltà fondata sull’amore, sulla solidarietà e sulla pace”. Le parole sono di Papa Francesco, pronunciate appena pochi giorni fa in occasione della partita di calcio interreligiosa, e assumono tutto il valore simbolico che il Pontefice vi ha impresso riferendosi alle guerre fatte in nome del proprio dio. Nella pratica sportiva, però, capita che le esigenze confessionali si scontrino con le regole stabilite, e le contraddizioni diventino evidenti.

Il caso delle ragazze del basket del Qatar è emblematico, perché in realtà non avrebbe nemmeno dovuto proporsi. Le direttive del torneo asiatico, infatti, erano chiare fin dal principio, e la forzatura di presentarsi con il velo aveva una fine già scritta. Nello sport infatti la “regola” è l’essenza stessa della disciplina, non un accessorio: le regole servono per definire spazi, tempi, punteggi. Tutto si basa su quello e stravolgerne una è come mettere in crisi l’intero sistema; a prescindere dal fatto se sia o meno marginale nell’economia della competizione alla quale si riferisce.

Le regole, però, possono essere cambiate. E lo sport anche in questo può essere il veicolo principale di una rivoluzione pacifica. Pensiamoci: rappresentare le proprie esigenze è il primo atto da formalizzare, poi c’è la discussione, il confronto; poi ancora c’è l’arrivare a un giusto compromesso tra le necessità di una parte e quelle del resto delle compagini impegnate nel confronto. Un grande modello di vita, dove la tolleranza, il dialogo, la disponibilità a cambiare alcune abitudini – sempre nel rispetto – degli altri sono la chiave di volta per riscrivere insieme nuove regole di convivenza.

Su un campo di gioco di pochi metri si nota in maniera plastica quanto le differenze di etnia, genere, religione siano poca cosa rispetto all’appartenenza al genere umano. Il dialogo può partire da questa consapevolezza, e lo sport – con le sue regole – può fare molto.