Quella speranza che la Pasqua dona ai nostri giorni tristi

“Gesù è risorto, è vivo ed è ancora con noi”. È questo l’annuncio gioioso che da due millenni la Chiesa proclama davanti al mondo, annuncio antico, ma sempre nuovo, che torna a squarciare la notte oscura – oggi ancora di più a causa del Coronavirus – di un mondo che vive momenti drammatici col suo bagaglio di morte, malattie, paure, insicurezze economiche, incertezze per il futuro. Anche quest’anno non potremo partecipare alle tradizionali manifestazioni della pietà popolare.

Alla luce della Pasqua di Cristo vogliamo gridare a tutti che la nostra vita, anche se attraversa momenti difficili, non è oppressa dalla mancanza di speranza. Noi cristiani abbiamo la consapevolezza che Dio è presente nella storia, anche quando la sua presenza non viene percepita. Cristo risorto non ha tolto il male dal mondo, ma lo ha vinto alla radice, opponendo alla prepotenza del male, l’onnipotenza del suo amore. La resurrezione di Cristo è l’inizio della “nuova creazione” che apre una vita profondamente nuova, irradia nuova luce sul nostro presente e sul nostro futuro; la sua forza è in continuo crescendo e sarà completa solo quando tutti parteciperemo alla gloria finale nella celeste Gerusalemme, dove” non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap.21,4).

L’annuncio della resurrezione di Gesù dagli angeli è comunicato alle donne e da loro è arrivato agli Apostoli ed anche a noi, attraverso una catena ininterrotta di testimoni autorevoli. Anche noi cristiani abbiamo ricevuto la missione di «angeli», messaggeri della resurrezione di Cristo, testimoni della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino. La speranza cristiana deve essere testimoniata nella vita di ogni giorno, caratterizzata dalla gioia, dall’amore, dall’umiltà, dalla mitezza, dalla capacità di perdono e di misericordia.

L’annuncio che Cristo è risorto, al cui ritmo batte perennemente il cuore della Chiesa, ci dà la garanzia che i nostri peccati sono perdonati, le nostre lacrime sono asciugate, la nostra solitudine esistenziale è superata, la nostra noia mortale è vinta. Oppressi e angustiati da tanti problemi, personali e mondiali, da promesse illusorie, abbiamo bisogno di una speranza che non delude. Se Gesù Cristo non fosse risorto, la speranza umana resterebbe una speranza povera e le ingiustizie, le violenze, l’illegalità, la corruzione e la morte continuerebbero a dominare inesorabili. La nostra speranza non è un’utopia ma è una Persona: il Signore Gesù che riconosciamo vivo e presente in noi, nella Chiesa e nel mondo.

Nella Pasqua Cristo ci riconcilia con il nostro Padre ricco di misericordia, con il nostro prossimo, con il creato, di cui siamo chiamati a prenderci cura. La notizia della risurrezione di Gesù, apre orizzonti sul senso ultimo della nostra vita e sul destino dell’universo. Dobbiamo scrollarci di dosso la tristezza e la rassegnazione, per aprirci al coraggio della speranza e lavorare nella concordia per il bene comune. Tutto questo esige novità di vita. Se rimaniamo ancora nei nostri peccati, Cristo per noi è morto invano e non è ancora risorto: per noi non è Pasqua e non serve scambiarci gli auguri. Siamo chiamati a confrontarci con gli avvenimenti della nostra vita, per offrirne una lettura “pasquale”, che ci fa intravedere la positività della realtà che ci circonda. In questa Pasqua lasciamoci rinnovare dalla certezza della misericordia di Dio, che come un fiume possa irrigare i deserti del nostro mondo per far fiorire la giustizia, l’amore e la pace.