Quando la vita diventa scuola

vita

Anche quest’anno, dopo tutto, è arrivato l’ultimo giorno di scuola: che sia a distanza e all’aperto o in una videochiamata di gruppo si chiude un anno tra i più duri e straordinari della nostra storia recente. Ne saranno consapevoli i nostri cari studenti? Sono certa di sì.  Questa generazione di giovani italiani ha avuto la fortuna di non conoscere la guerra e nemmeno gli anni bui del terrorismo. Ma questo improvviso sipario calato sulla vita a causa del Covid 19 ha colpito tutte le relazioni personali dei nostri ragazzi, a cominciare da quelle scolastiche che poi sono le più formative e più care anche ai nostri ricordi di adulti. E’ stato per tutti un evento traumatico e impressionante. Nei giorni scorsi, il Presidente Mattarella, in occasione del 2 giugno, nel suo intervento ai Prefetti ha parlato della scuola: “i più giovani sono stati temporaneamente privati dei luoghi in cui si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività, primi fra tutti la scuola e lo sport. La crisi non è terminata e – ha continuato il Capo dello Stato – tanto le istituzioni quanto i cittadini dovranno ancora confrontarsi a lungo con le sue conseguenze e con i traumi prodotti anche nelle dimensioni più intime della vita delle persone”.

Dalle alte parole del Capo dello Stato fino al vissuto di ognuno dei cittadini, emerge la consapevolezza che i più piccoli delle materne fino ai ragazzi delle superiori, non dimenticheranno mai quello che è accaduto e questo improvviso fermarsi a causa del virus sarà oggetto dei loro ricordi ed uno dei racconti più ricorrenti della loro vita futura. Nel presente però ci sono da affrontare gli effetti di questa scuola a distanza e soprattutto bisogna prepararsi fin da subito al prossimo primo giorno di scuola: perchè anche quello non sarà quello di sempre.

Dal marzo scorso in poi la scuola è improvvisamente cambiata, le abitudini e gli orari degli studenti e delle loro famiglie sono stati stravolti. Solo ora che l’anno scolastico è terminato, lo stare in casa senza lezioni da seguire o compiti da fare renderà un po’ più normale quella vita “dilatata” degli ultimi mesi dove si andava a dormire più tardi del solito e tutti avevano il permesso di utilizzare senza limiti la tecnologia perchè serviva -anche agli occhi dei papà e delle mamme più brontoloni – “per andare a scuola”, per tenere viva la fiamma della formazione e della cultura, per continuare a dialogare con professori e compagni di scuola.

L’estate e la fase 3 che il Paese sta per affrontare forse servirà a restituire a tutti un po’ di equilibrio, anche se dalla prudenza e dal rispetto delle regole di questi mesi estivi incideranno anche sulla ripresa dell’anno scolastico: gli studenti torneranno in classe e come? Si guarderanno intorno, ad un metro di distanza e cosa penseranno? saranno bravi studenti e bravi cittadini, pronti a rispettare le regole di prevenzione per evitare che il “mostro” ritorni e che tutto ritorni sereno come nelle favole a lieto fine? Sono questi i pensieri che ci percorrono la mente mentre affrontiamo questo strano ultimo giorno di scuola. Perchè “la vera scuola è la vita“, si dice ogni tanto quando si cade parlando nei luoghi comuni. Ma questa volta non si è molto lontani dalla realtà.