I “preti sociali” sono i principali nemici dei boss

Nel numero delle persone uccise dalla mafia sono da contare anche degli uomini di Chiesa, che in varie parti della Sicilia intrapresero una strada di rinnovamento e di scontro con i vecchi equilibri della proprietà terriera e con la mafia, che era organica al sistema latifondista ed era il braccio armato dei grandi proprietari terrieri.

Nella prima parte del XX secolo il rapporto degli uomini di Chiesa con la mafia si colloca all’interno del rapporto fra movimento cattolico sociale e potere politico. Se c’erano membri del clero che negavano l’esistenza della mafia (o ne erano complici) , i “preti sociali”, che si richiamavano alla Rerum Novarum e al movimento cattolico-sociale erano anche i principali nemici dei boss, oltre che dei latifondisti.

La prima vittima della mafia nel mondo ecclesiastico fu don Filippo Forti, economo del seminario di Caltanissetta, ucciso a San Cataldo, nell’entroterra nisseno, nel 1910. Uno dei casi più eclatanti fu l’assassinio di don Giorgio Gennaro, «reo» di avere denunciato le infiltrazioni mafiose nell’amministrazione delle casse rurali, nelle rendite ecclesiastiche e nei fondi destinati alla beneficenza. Il 16 febbraio del 1916, don Gennaro fu ucciso dall’alta mafia nella borgata palermitana di Ciaculli. Per una tragica ironia della sorte, un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei funerali fu rivestito dai Greco, boss e ricchi proprietari terrieri, nonché eminenti membri della locale confraternita religiosa. Dopo la sua uccisione, don Gennaro subì persino l’onta delle calunnie: abili depistatori in azione diffusero infondate voci su un delitto passionale e su una vendetta privata. La verità, invece, era una sola: don Giorgio Gennaro era un sacerdote onesto e coraggioso che pagò con la vita le sue denunce sui rapporti tra l’alta mafia e una parte del clero.

Un’altra encomiabile figura di «prete sociale» fu don Costantino Stella, parroco di Resuttano (Caltanissetta).”, che ebbe un rapporto epistolare con don Luigi Sturzo che si dedicò da sempre al miglioramento delle condizioni delle campagne e degli abitanti del suo paese. Ideò il Monte Frumentario, una struttura destinata alla distribuzione anticipata dei concimi ai contadini, fondò la Banca di credito cooperativo di Resuttano, la Cassa rurale per l’organizzazione delle affittanze collettive e la Cooperativa di consumo. Amato dal popolo e dai contadini, seguace di un cristianesimo sociale e democratico, don Costantino Stella era osteggiato dai latifondisti e dai boss. All’età di quarantasei anni, ignoti killer lo accoltellarono sull’uscio della porta di casa, il 6 luglio del 1919. Morì dopo una lunga agonia di sei giorni.

Nel 1920 furono uccisi tre preti: a Maggio don Innocenzo Misseri, arciprete di Bolognetta  di cui si è interessato il prof. Santo Lombino , il canonico monrealese Gaetano Millunzi e don Stefano Caronia arciprete di Gibellina.

Il canonico di Monreale Gaetano Millunzi , nacque  a Monreale il 7 aprile 1859 Nel 1871 entrò nel Seminario Arcivescovile di Monreale e venne ordinato sacerdote a 23 anni, nel settembre 1882. Poeta, latinista, storico, scrittore, letterato, amante delle lingue antiche e dell’arte. Nel 1882 fu nominato dall’arcivescovo Giuseppe Papardi Vice Rettore del Convitto dei Chierici Rossi e nel 1891 Rettore, per incarico di Mons. Domenico Gaspare Lancia di Brolo. Insegnò lettere latine ed italiane; dal 1904 fino alla morte ricoprì il ruolo di Direttore delle Scuole arcivescovili, insegnando Storia dell’arte, Archeologia, Teologia morale. Nell’ambito della Società Siciliana per la Storia Patria intrattenne rapporti con molti studiosi tra i quali Giuseppe Pitrè. Nel 1890 venne eletto canonico e parroco della Cattedrale di Monreale.

Nel 1900 fondò la Cassa Rurale a Monreale. La sera del 13 settembre 1920 venne ucciso a colpi di lupara nella sua casa di villeggiatura a Realcelsi (Monreale). Intorno alla sua uccisione non si è fatto ancora chiarezza, sebbene molti l’attribuiscono alla mafia e alla gestione delle acque legate alla mensa arcivescovile. La mattina del 20 settembre furono celebrate solennemente le esequie nella Cattedrale di Monreale, presiedute dal Pro Vicario Generale Francesco Paolo Evola, alle quali assistette in abiti pontificali l’arcivescovo Antonio Augusto Intreccialagli. Il suo assassinio è rimasto impunito. “La morte del Millunzi - ha affermato il vescovo Giuseppe Petralia - è rimasta sempre misteriosa: certo è, però, che è rimasto vittima del suo coraggio e della sua lealtà. Egli non ammetteva prepotenze, sia nella vita pubblica, sia nelle istituzioni”.