La politica e il deficit delle tre culture

L’edificio politico sostenuto dagli attuali Partiti manifesta cedimenti strutturali gravi; non assicura più la sua funzione ed anzi rischia nel suo crollo di trascinare persone e cose nella propria rovina. Ormai da lungo tempo il nostro paese arretra in ogni settore della vita economica e civile, ed i cittadini non da ora sono convinti che gran parte dei guai provengono proprio dalla natura intrinseca che ha dato origine a ogni partito nato nella seconda repubblica.

Due sono stati i caratteri fondamentali che si sono appalesati progressivamente: la mancanza di ancoraggio ad una filosofia di fondo e dunque ad un sistema di principi riferibili alla sfera economica e sociale; la marcata carenza, quando non la totale inesistenza di regole, riconducibili a cardini di funzionamento democratico: la reale autonomia degli organismi democratici da chi ha fondato i partiti, o da coloro che esercitano il ruolo di leader.

Cosicché si è teorizzato l’abbandono di ogni pensiero culturale vivo nella tradizione e nella coscienza popolare, e si è sviluppato oltre misura il concetto disastroso del capo assoluto come liberatore di ogni lentezza che comporta la vita democratica. Poco è importato l’allontanamento dallo spirito dato alla Nostra Costituzione dai Costituenti; ed in assenza di ordine culturale ed etico, si è sviluppato nel tempo un moralismo senza morale, che storicamente ha dato vita a populismi quando non a caudilli castigamatti.

È vero che le altre democrazie nel mondo subiscono anch’esse assalti da presenze populiste ed autoritarie, ma generalmente in questi altri paesi i presidi della politica animata da solide e affermate filosofie sono pressoché intatte ed incontaminate, e sono in grado di sostenere la loro battaglia quotidiana. In Italia la situazione è diversa proprio perché queste presenze sono state divelte da fatti traumatici che solo Dio sa del perché siano stati procurati dolosamente, e quali sono state le vere ragioni, e per servire quali interessi.

Insomma, la politica in Italia, privata delle tre culture presenti storicamente nella coscienza popolare, quella cattolica, quella liberale, quella socialista, non poteva che portare alla misera condizione in cui versa, priva di ogni bussola che potesse indicare una positiva direzione. Per questa ragione, innanzitutto i cattolici, devono aprire nei propri ambienti una profonda riflessione su come riproporre la loro presenza nella società italiana per sviluppare nuovamente il loro prezioso servizio alla Comunità.

Ma preliminarmente devono escludere alcuni comportamenti nel loro impegno, quali presupposti indispensabili per superare la attuale minorità provocata dalla prolungata dispersione delle proprie forze. Dovranno per principio procedere attraverso ogni associazione, partiti ed altre presenze odierne, ad adottare l’obiettivo non modificabile, di riunire in un solo soggetto i cattolici, come vocazione unica e preliminare al loro stare nell’agone politico, per poi mirare a progetti e possibilità nuove con liberali e socialisti che hanno legami forti con l’umanesimo, economia sociale di mercato, economie animate da cooperazione e solidarietà come il ‘terzo settore’.

Un cammino così determinato, può essere sostenuto proprio da persone che riescono a ritrovare nel proprio ambito intimo personale e collettivo, le motivazioni profonde spirituali e sociali. Non importa dunque il tempo che occorre per essere pronti, ma è importante essere pronti.