La Buona Novella in ogni piazza reale e virtuale

piazza

La Buona Novella testimoniata in piazza. Reale e virtuale. La salvezza portata
da Gesù nella misericordia del Padre. Non è una notizia creata ad arte o adattata ad un mezzo per essere veicolata. Per questo non resterà mai nascosta perché è un fatto realmente accaduto. E coinvolge l’uomo. Ogni uomo. In ogni epoca, con ogni mezzo.
Con Francesco si è affermato uno stile di comunicazione nuovo. Più immagini, frasi ad effetto che danno origine anche a reazioni emotive. E con meno concetti. La scuola di trasparenza e linguaggio diretto è il Concilio. Nell’aprile 2013 Jorge Mario Bergoglio ha definito il Vaticano II “un’opera bella dello Spirito Santo”. Evidenziando la figura di Giovanni XXIII. Che sembrava un parroco buono ed è stato obbediente allo Spirito Santo. Un debito di riconoscenza già manifestato da Giovanni Paolo II nel celebre messaggio Urbi et Orbi del 22 ottobre 1978. Nel quale chiese ai fedeli di mettersi in sintonia col Concilio. Per attuare praticamente quel che esso ha enunciato.piazzaLa Buona Novella è sempre stata predicata in qualunque modo e in ogni luogo. La Chiesa ha sempre annunciato il Vangelo. Attraverso i canali attivi in un preciso momento storico. “Rintracciare tweet e post nella storia dell’evangelizzazione non è semplice- osserva il missionario scalabriniano don Gaetano Saracino-. Se non altro perché sono forme di linguaggio inedite. Almeno sino a poco tempo fa. Ma a guardar bene forme di linguaggio innovativo non sono del tutto estranee all’annuncio del Vangelo. Non saranno tweet, post o blog. Ma il segno della croce o il suono delle campane sono ovviamente ben più di un flash mob e di un trill. Ne precorrono la forma. Richiamano al mistero e durano ancora. Gesù stesso ha dato prova di saperci fare con la comunicazione. Da Nazaret scese a Cafarnao a predicare”. Dunque da un luogo isolato ed arroccato ad un porto di lago. Il mare di Galilea. Per altro attraversato dalla via dell’impero. Il “cardo maximus” che portava a Damasco. Sede di una dogana. E in rapporti commerciali con l’alta Galilea. La Siria. La Fenicia. L’Asia Minore. Cipro. L’Africa. E lo stesso Gesù accompagna i fedeli dall’Annunciazione all’Annuncio. “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv 1,14).piazzaIntervistato nel libro “Il Concilio di Francesco“, don Saracino ha analizzato il linguaggio attuale dei social. Nella storia recente quando Benedetto XVI inaugurava dallo schermo di un iPad la sua presenza su Twitter. Aprendo otto account in altrettante lingue, cui si è aggiunta poco dopo quella in latino. I mass media collegarono quell’evento al gesto di Pio XI, che nel 1931 dai microfoni di Radio Vaticana lanciava il suo primo messaggio radiofonico. E, ancor prima, la benedizione impressa da Leone XIII nel 1896 sulla pellicola dei fratelli Lumière. La pellicola del cinema e il microfono di una radio da una parte e un iPad aperto su un social dall’altra, costituiscono forme differenti di comunicazione corrispondenti a quasi due epoche. Ma, come la radio ha rappresentato la trasmissione dell’informazione ad ampio raggio, così Twitter rappresenta la conoscenza connettiva e condivisa. Rispondendo al modo attivo
di comunicare odierno.Una Chiesa che sa sorprendere esiste. Non solo lezioni a colpi di liturgie. Ma anche comunicazione mass mediatica e pratiche on line per comunicare. Il cuore è sempre la Buona Notizia, il Vangelo. L’Annuncio corre, è presente. Ma proprio per la sua natura viva e vivificante non può rimanere lettera. Deve diventare prossimità. Incontro. Dialogo. In una tag cloud (la nuvola grafica dove la grandezza delle parole scritte è proporzionale alla loro ricorrenza) sarebbero tre i termini-chiave del pontificato di Francesco. E cioè prossimità. Incontro. Dialogo.  Al centro della comunicazione le persone che comunicano. In forte relazione fra di loro. L’attenzione social è fortemente favorita dall’innovazione tecnologica. E spesso il mezzo fagocita il messaggio. In papa Francesco resta marcata l’esigenza di stabilire una relazione. Sempre. In qualsiasi contesto comunicativo. Affinché il messaggio si affermi con autenticità ed efficacia.