Perché le sette mirano dritte alla fragilità dell'uomo

Puntano le persone più fragili e deboli. Quelle che hanno bisogno di un punto di riferimento nella vita e non lo hanno trovato: né dentro se stessi, né all’interno della società. Talvolta neanche nella comunità ecclesiale. Sono loro gli obiettivi sensibili delle sette che approfittano di debolezze psicologiche e di contesti familiari difficili per ammaliare e manipolare queste persone che vengono così sedotte da false promesse che intaccano la sfera affettiva e sessuale per interessi economici. Il desiderio di appartenenza, di essere importante per qualcuno e di venire considerato può essere così forte da portarti ad aderire alle più assurde e pericolose sette: tanto più è fragile la rete sociale, tanto più si ramificano questi gruppi diabolici. L’origine di questo male sta nella perdita della dimensione spirituale e della fede cristiana che era ed è un baluardo che permette alla persona di sentirsi realizzata; in caso contrario si comincia ad andare alla ricerca di compensazioni virtuali o diaboliche.

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La Comunità Papa Giovanni XXIII dedica un servizio specifico alle persone vittima delle sette e ai suoi familiari. L’assistenza è stata voluta direttamente da Don Oreste Benzi proprio per sostenere coloro che erano finiti in questi giri e che chiedevano aiuto. In questa circostanza mi vengono in mente le parole di don Oreste che diceva: “Quando vuoi mandare via le tenebre, non devi dare loro i pugni, ma accendere la luce”. Questa è un’indicazione chiara della direzione nella quale operare, ossia quella di far crescere nella società la presenza di Dio, la volontà di Dio, la fedeltà ai comandamenti di Dio che non sono dei vincoli, ma dei paletti che aiutano a camminare bene sulla strada della felicità e della realizzazione. La vera lotta contro le tenebre, contro il demonio, infatti, è quella di far crescere la giustizia di Dio, di costruire comunità a affezionarsi, dove ci si aiuta, alla quale si appartiene e ci si sente familiari, dove a ognuno viene dato il giusto. Questo bisogna fare per consentire al bene di crescere. Come diceva don Oreste è la luce che fuga le tenebre: la luce messa in alto, nella famiglie, nel lavoro, nella giustizia. Bisogna sostenere la verità nelle relazioni, insegnare ai giovani a puntare sul bene. Solo questo vincerà il male. Sono la bellezza e il bene che sconfiggeranno il demonio.

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La società, i corpi intermedi e lo Stato possono collaborare al bene, impegnandosi quotidianamente a contrastare il male. La comunità Papa Giovanni XXIII ha messo a disposizione un numero verde per fornire un supporto alle vittime di sette. In questa logica collabora con la squadra dedicata della polizia di Stato, apporto fondamentale per stanare gruppi satanici o esoterici che manipolano e devastano i giovani e le persone fragili. Lo Stato può fare anche di più perchè oltre al supporto tecnico investigativo, può e deve stare vicino a queste persone, ma soprattutto può e deve prevenire soprattutto puntando sulla scuola, diffondendo in tutta Italia il valore della formazione, dello sport, per far crescere i ragazzi in un ambiente sano, rispettoso, dove si apprezzano le regole perchè si condividono. Certo per far questo servono anche investimenti e fondi, ma lavorare per un sistema sociale virtuoso, accogliente, umano è sempre la strada migliore da percorrere.