I poveri sono i nostri maestri. La lezione di papa Francesco

Chiesa

poveri sono come “maestri per noi”, afferma il Papa. “Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca- insegna Francesco-. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio”. Una trentennale testimonianza di opzione preferenziale per i poveri è rappresentato dall’azione della Comunità Papa Giovanni XXIII per le vittime della tratta. Il sacerdote di frontiera don Aldo Buonaiuto è autore del libro “Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada“. Con la prefazione di Papa Francesco. “Il lungo tratto di vita trascorso di notte sulle strade italiane, prima con don Oreste Benzi e con i fratelli della Giovanni XXIII, hanno cambiato irreversibilmente il mio modo di sperimentare e condividere la fede– sostiene don Buonaiuto-. Nelle periferie geografiche ed esistenziali si incontra Cristo nelle piaghe delle nostre vittime. Nostre, perché tutte le volte che si parla di legalizzazione della prostituzione si cede alla tentazione diabolica di normalizzare l’inaccettabile. Neppure dovrebbe essere un’ipotesi quella di poter acquistare un corpo come se fosse un nostro diritto“.Papa“Una notte mi trovavo a Perugia nella zona di Pian di Massiano dove si ritrova un gruppo (chiamato Goel, il Dio “vendicatore”, che riscatta nel giubileo gli schiavi), a pregare ogni sabato il Santo Rosario a mezzanotte- racconta il missionario della misericordia-. Un’invocazione a Dio per le donne schiavizzate, che sono li accanto, sui cigli delle strade e spesso impossibilitate ad attraversarle per aggregarsi a noi nella preghiera. Un Rosario recitato nella cattedrale del cielo al cospetto di una modesta statua della Vergine di Fatima. Illuminata da quelle piccole fiaccole che continuano incessantemente ad accendersi da decenni. Per donare la speranza di una rinascita e il coraggio di abbandonare la strada strappando le catene della servitù”. Da quel fazzoletto di terra macchiata di sangue, prosegue don Buonaiuto, “sono venute via molte ragazzine vittime della prostituzione coatta, recuperate dalla Vergine Maria”. E sempre da quel piazzale, frequentato negli anni da migliaia di uomini e donne, giovani “desiderosi di condividere questa esperienza unica di evangelizzazione”, sono nate conversioni. E anche vocazioni al sacerdozio. PapaL’impegno per gli ultimi è il “contributo a quelle ostie viventi che, negli angoli più bui della nostra ‘civilissima’ società occidentale, hanno forgiato la mia esistenza”, prosegue don Buonaiuto. “Vorrei che la testimonianza delle loro sofferenze arrivasse soprattutto alle nuove generazioni– afferma l’autore di “Donne crocifisse” (Rubbettino)-. E’ per questo che ho deciso di scrivere questo libro dopo aver a lungo meditato e pregato. L’intenzione che mi ha animato è quella di raggiungere in primo luogo quelle agenzie educative. Come la scuola e la parrocchia. Che in questi anni di crisi sociale e culturale stanno affrontando il mare in tempesta del terzo millennio globalizzato. Il riferimento mio e di milioni di credenti irradia la sua luce da Piazza San Pietro ed è il Santo Padre che alle donne crocifisse ci insegna a rivolgere attenzione, affetto e condivisione“. Per il segno profetico che “dalle sue parole arriva nitido al cuore dell’umanità e per quanto ogni giorno conferma nel suo magistero rivolgo a Papa Francesco il più devoto e filiale ringraziamento“. papaEccole, dunque le croci viventi. Anna, morta di Hiv dopo aver ricevuto la carezza di Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000 accompagnata sul sagrato di San Pietro da don Oreste Benzi. La carezza del Papa arriva ancora oggi a tutte le nostre “sorelline” che accogliamo ogni giorno. “Quando scelsi Anna tra le decine di ragazze per il baciamano al Pontefice vidi illuminarsi i suoi occhi divenuti luminosi come le stelle che brillano in cielo quando preghiamo sui marciapiedi- rievoca don Buonaiuto-. Blessing, una notte la avvicinai scorgendo che nascondeva la mano sotto il giacchettino. Nel chiedergli il motivo del suo pianto ininterrotto mi mostrò la destra che grondava sangue. Così alla mia insistenza sulle cause di quella emorragia rispose che era stato l’ultimo cliente. Dopo averla pagata per la prestazione sessuale le bloccò il braccio incastrandole la mano nella portiera della macchina per riprendersi il denaro e scappare”. A quel punto, aggiunge il sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII, “mi confidò anche di essere incinta. E così la convinsi a venire con me al pronto soccorso”. caritàRacconta don Buonaiuto: “Non potrò mai dimenticare la frase che mi rivolse il medico di guardia appena mi vide con quella ragazza: ‘questa è una prostituta?’. Io non risposi. Poi incalzò per provocarmi: ‘e lei chi sarebbe, il suo salvatore?’ A quel punto fissando intensamente il suo sguardo gli replicai: ‘o sono uno come lei, chiamato a fare il proprio dovere. Gli dia un po’ di ghiaccio perché ha dolore’. Infine, la terza “ostia vivente”: Maria. “Una notte la avvicinai sulla strada rivolgendole una serie di domande: ‘perché sei qui?, lo sanno i tuoi genitori che ti prostituisci?, tu credi in Dio?, quanto soffri?, perché non vieni via con me?‘ Questi, ed altri simili, sono gli interrogativi che indirizzo alle schiave della prostituzione. Quesiti opposti a quelli dei clienti che chiedono solo ‘quanto vuoi?‘- conclude don Buonaiuto- Quella notte Maria scoppiò a piangere dinanzi a un semplice prete in tonaca“. CaritasQuando gli chiese cosa avrebbero fatto i suoi genitori qualora avessero saputo che era finita in strada, lei rispose: “Verrebbero immediatamente a prendermi”. E don Buonaiuto: “Questa notte il Signore ha risposto alle loro preghiere e anche alle tue, mandando me a prenderti”. Poi aggiunse in albanese: “non aver paura, vieni via con me” (mos ki frik hajde me mua). A qualche giorno dalla sua liberazione, la giovane scoprì di aspettare un bambino“. Il Goel quella notte aveva salvato due vite. Ecco la Chiesa povera per i poveri.