La pace e la democrazia risiedono nella giustizia sociale

Nel triennio in corso è accaduto di tutto: dalla pandemia che ha scosso terribilmente la vita di famiglie ed imprese, ai venti di guerra dell’est europeo che in un battibaleno ci ha resi consapevoli di nostre vulnerabilità, che si pensava non avremmo mai più considerato. Eventi di tale intensità e dimensioni mondiali hanno portato alla luce contraddizioni, errori, e debolezze, che possono per l’avvenire ravvederci o farci soccombere a secondo delle scelte che sapremo fare riguardo l’economia, per la coesione sociale, per la sicurezza, ed innanzitutto nella ferma e rapida edificazione dell’Europa Federale.

Insomma molti nodi sono venuti al pettine, ed altri ne verranno accresciuti qualora non ci preparassimo ad un cambiamento radicale con nuovi propositi collettivi. L’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, ci ha aperto gli occhi sui rischi che possono ancora una volta travolgere l’Europa e ci ha resi consapevoli della diffidenza ed ostilità dichiarata di molti governi di Nazioni del terzo mondo nei confronti del ricco occidente. Sembra che ci ha resi coscienti che dai commerci dell’energia e delle armi si genera nei fatti un rapporto di sudditanza tali da condizionare potentemente Nazioni, al punto da imporsi neutralità di fronte ad aggressioni ai danni di paesi sovrani, avvenuti nel disprezzo delle convenzioni internazionali, ed addirittura a fronte di uccisioni deliberate di civili, classificabili da accordi internazionali come crimini contro l’umanità.

Europei, americani ed occidentali in generale, dovranno pur superare questa insidiosa situazione cambiando la natura dei rapporti diplomatici, economici, e di cooperazione e sostegno ai paesi del terzo mondo per sottrarli il più possibile alla attrazione fatale di autocrati e dittature in generale. Bisognerà fare presto, ad esempio, ad adoperarsi per un radicale cambiamento degli organismi internazionali, a partire dall’Onu, ma anche di quelli relativi alla economia e finanza che sono all’origine della crescente ostilità verso i paesi ricchi, accresciuti enormemente con la globalizzazione. La mondializzazione dell’economia è cosa buona, ma alla condizione che non esasperi, come accade, le disuguaglianze sempre più profonde. Dunque se il fronte internazionale è denso di insidie da rimediare, non lo sono meno quelli interni ai vari paesi occidentali.

Ad esempio Putin ha potuto da un ventennio costruire una ragnatela di rapporti inconfessabili e connivenze in vari paesi europei e di area NATO, e persino negli Stati Uniti come dimostrano le cronache antecedenti alla presidenza Biden, intrecciando rapporti con movimenti populisti e comunque con partiti attratti dall’autoritarismo attraverso finanziamenti ed altri sostegni utili alla loro ascesa elettorale. È significativa la situazione francese nel legame con Marine Le Pen, oppure con il rieletto presidente Orban in Ungheria, e con alcune realtà italiane, come si evince dalle varie indagini ed inchieste in corso. Questo disegno è stato fiancheggiato da un fiume di fake news per indebolire la popolarità dell’Europa e delle formazioni politiche e sociali avverse. Le potenti incursioni sui social e sui media, hanno riguardato e riguardano i punti critici della condizione sociale dei lavoratori e del ceto medio in generale, spaesati dallo scombussolamento avvenuto dalla globalizzazione non governata, e dalle conseguenti pesanti incertezze. Dunque una precisa strategia che ha contribuito alla crescita del populismo, che come si sa si ingrossa proporzionalmente in presenza di incuria nei riguardi dei ceti meno abbienti e nella mortificazione delle aspirazioni di crescita del ceto medio.

I paesi governati da sistemi autoritari non fanno mistero di far leva su queste debolezze occidentali per evitare l’aggregazione in un solo Stato dei paesi europei e per sostituirsi alla leadership planetaria degli USA. Ed allora adoperarsi sulla “questione” sociale, diventa essenziale per raggiungere coesione nazionale da cui si genera sviluppo economico, si rafforza la sicurezza, si rafforza la Democrazia. Certamente sostenere l’Ucraina dall’emergenza odierna è sacrosanto, ma nel contempo bisogna agire sulle politiche del lavoro, sulla sicurezza sociale, sulla equità e dare a ciascuno una chance per la propria vita. Ogni cittadino deve poter riconoscere la bontà di vivere nella democrazia, in un sistema di equità e di possibilità di crescita per ognuno. Diversamente nella sfiducia, molti potranno essere facili prese di ciarlatani per avventure sciagurate come ci ha insegnato la storia recente è passata.