Omicron e l’esitazione vaccinale

L’Austria è il primo Stato dell’Europa occidentale che passa dalla raccomandazione ad un vero e proprio obbligo di vaccinazione generalizzata, in vigore dal 1 febbraio 2022. Il Governo italiano ha optato, fino ad oggi, per la soluzione di fermarsi un passo prima dell’obbligo di vaccino per tutta la popolazione. Si sceglie la via più soft del c.d. super Green pass rilasciato solo alle categorie dei vaccinati e guariti dall’infezione. Per tentare di arginare l’offensiva dell’ennesima ondata, contraddistinta dalla nuova variante Omicron (meno virulenta ma molto più contagiosa delle precedenti mutazioni), l’obbligo vaccinale, già previsto per il personale sanitario viene esteso al personale della scuola, al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. Con un nuovo decreto – legge il Governo decide, all’unanimità, la somministrazione obbligatoria del siero per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni e il Green Pass rafforzato per i lavoratori pubblici e privati over 50. L’intervento sulle classi di età più avanzate rappresenta una scelta ragionevole e coerente con la Costituzione, poiché riguarda la categoria di persone colpite dagli effetti più gravi dell’infezione e serve a prevenire l’ospedalizzazione.

Durante il periodo dell’emergenza epidemiologica, le politiche sanitarie dell’intero globo, devono fare i conti con il fenomeno, sempre in crescita, della c.d. esitazione vaccinale. Siffatta situazione, conosciuta anche prima del sopravvenire dell’infezione da Covid – 19, ha comportato il rifiuto di una parte della popolazione italiana di sottoporsi alla vaccinazione antimorbillo. Nel 2013 l’Italia è scesa al di sotto della percentuale di sicurezza raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Grazie al “Decreto vaccini” (d. l. 7 giugno 2017, n.73), che ha portato il numero di vaccinazioni obbligatorie da quattro a dieci, per i minori di età compresa tra zero e sedici anni, si è verificato un innalzamento della soglia di copertura contro il morbillo, la rosolia e la parotide.

La soluzione da prediligere sarebbe quella di una adesione spontanea alla vaccinazione, attraverso un libero convincimento formatosi sulle base delle informazioni provenienti dalla comunità scientifica. La trasparenza delle informazioni, infatti, determina quella “spinta gentile” alla somministrazione del siero che consente di realizzare la pienezza dell’autodeterminazione individuale e la salvaguardia della salute collettiva. La comunicazione chiara, non sempre agevole, per la verità, di fronte ad un virus nuovo e sconosciuto, costituisce un fattore di primaria importanza nel processo di condivisione delle scelte sanitarie. L’uso accorto della trasparenza nella divulgazione delle acquisizioni scientifiche può porre rimedio all’atteggiamento di irrazionale sfiducia nei confronti della scienza. Non di rado espressione di una idea malintesa della libertà individuale.

La circolazione di una quantità incontrollata di notizie rende maggiormente difficile farsi un’idea e orientarsi in modo corretto. Il neologismo “infodemia” (il termine infodemic ricorre nei documenti ufficiali dell’OMS) indica il pericolo per le società dominate dai social media, di una molteplicità di informazioni contrastanti, che provengono anche dal mondo della medicina, provocando gravi conseguenze sul fronte della lotta al Covid.

A volte, gli antivaccinisti sono stessi “vittime” inconsapevoli delle false informazioni diffuse tramite i media dai c.d. intellettuali, politici e giornalisti che sono immunizzati, ma davanti al grande pubblico mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini.

Esiste un collegamento stretto tra il populismo politico e il calo della fiducia nella scienza e nelle scoperte mediche. A confermare la significativa relazione sarebbero i sentimenti di profonda sfiducia delle classi sociali meno fortunate verso le élite e il mondo degli esperti.

Uno studio inglese ha preso in considerazione la percentuale di cittadini europei che ha votato per partiti populisti alle elezioni del Parlamento europeo del 2014 e i dati del Vaccine Confidence Project del 2015. Il risultato dell’analisi è un’associazione molto forte tra il voto ai populisti e la scarsa fiducia nei vaccini. A legare il populismo scientifico a quello politico sarebbe l’idea del disprezzo verso gli esperti. Il rifiuto della scienza e delle competenze.

Eppure, il gravissimo contesto pandemico, in cui ancora siamo immersi, esige di superare l’esitazione vaccinale entro un arco temporale assai ristretto. Per rallentare la velocissima corsa del contagio l’unica strada percorribile, almeno con riferimento alle categorie più a rischio, rimane quella dell’obbligo vaccinale.