La misericordia divina è l’altro nome della pace

Non c’è pace senza misericordia. “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”, scrive Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. La misericordia divina costituisce il nucleo e la somma della rivelazione biblica su Dio. L’orrore che proviene dalle guerre che insanguinano il pianeta arriva nella basilica vaticana come un’urgenza di purificazione dell’umanità. Nel mondo i Missionari della Misericordia, istituiti da papa Francesco durante il Giubileo del 2016, sono più di mille. Ieri il Papa ne ha incontrati a San Pietro circa 400 per ribadire che “la misericordia di Dio non conosce confini”. Questo ministero, infatti, esprime la volontà della Chiesa di “non ostacolare l’accesso al perdono del Padre”.

Un segno concreto, tanto più significativo in tempo di guerra. Per l’occasione a Roma sono arrivati dall’Ucraina, attraverso un visto speciale sacerdoti, di Leopoli e Ternopil. Il Missionario della Misericordia è uomo dell’accoglienza e artigiano di pace nella visione del Pontefice che gli rinnova il mandato per la cura pastorale del gregge. Con un episodio illuminante. Jorge Mario Bergoglio, da rettore dello studentato dei gesuiti in formazione, stava aiutando una pecora a partorire. La pecora aveva rifiutato un agnellino dei tre che aveva partorito. Bergoglio chiese a uno studente di prendere l’agnello in camera sua per allattarlo e custodirlo. Questo giovane gesuita puzzava di odore di pecora e l’agnello lo seguiva per tutta la casa, fino in chiesa e nelle aule. “Se tu la custodisci, la pecora ti segue”, commentò padre Bergoglio.

La misericordia, dunque, è a base della missione ecclesiale. Jorge Mario Bergoglio lo esprime fin dal suo motto episcopale, cioè “Miserando atque eligendo” (“Guardò con misericordia e scelse”). La condivisione della condizione di peccatore a cui il Signore (“miserando”) ha rivolto i suoi occhi. La misericordia è il sentimento di compassione per l’infelicità altrui, che spinge ad agire per alleviarla. Misericordioso è lo sguardo del papa figlio di migranti sull’umanità ferita del terzo millennio. Suo nonno gli insegnò ad amare la pace narrandogli la sofferenza di tre anni nelle trincee del Piave durante la prima guerra mondiale. “Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell’ideologia”, osserva Francesco in una lettera all’arcivescovo di Buenos Aires, Mario Poli.

Opera di misericordia nella morale cristiana è un’opera in cui si esercita la virtù della misericordia, e, con significato più generico, è un atto di bontà, di carità verso chi soffre. Con l’Anno Santo straordinario e con la nomina dei Missionari della Misericordia, Francesco ha voluto accompagnare e accogliere l’uomo concreto con le sue ferite e contraddizioni e non farne un’astrazione. La misericordia come senso ultimo della predicazione del Vangelo perché riflettere teologicamente sulla misericordia induce a porsi le questioni fondamentali della dottrina su Dio. La Chiesa è misericordia. Prima dei princìpi, viene il “kerygma”, l’annuncio che Cristo è amore, accoglienza verso tutti. Essere Missionario della Misericordia non significa avere una “licenza” in più in tasca per giudicare, bensì una possibilità in più per includere. In un tempo che alza muri, l’Ecclesia edifica ponti perché la misericordia è l’altro nome della pace.