Migranti: l’ennesimo braccio di ferro carico di ipocrisia dei Paesi Ue

Gli arrivi di centinaia di migranti sulle coste italiane, tramite le navi delle Ong, scatenano l’ennesimo braccio di ferro tra paesi europei carico di ipocrisia e retorica ma privo di proposte concrete o anche solo di principi condivisi che possano dettare una linea politica per affrontare il fenomeno.

Il governo di destra guidato da Giorgia Meloni, come ha più volte promesso in campagna elettorale, intende porre fine ai flussi migratori irregolari nel Mediterraneo centrale. Come era altrettanto necessario aspettarsi le Ong non intendono fermare la loro attività di ricerca e salvataggio appena fuori dalle acque libiche che, secondo le autorità italiane e anche diversi esperti di geopolitica, costituisce un cosiddetto “pull factor” – ovvero un fattore di richiamo – per i migranti e le organizzazioni criminali che organizzano i viaggi della speranza. L’Europa anche questa volta non riesce a parlare con una sola voce e resta divisa; da una parte i Paesi ultra “chiusuristi” dell’est come quelli del patto di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) dall’altra quelli semplicemente menefreghisti del Nord che si litano a realizzare un numero di ricollocamenti dei richiedenti asilo e infine quelli che si affacciano sul Mediterraneo che alternano fermezza e aperture indiscriminate senza una vera strategia. In questa cornice le istituzioni comunitarie di Bruxelles ricordano ad Italia, Spagna e Grecia che l’Ue mette loro a disposizione i fondi per gestire l’emergenza immigrazione – della serie vi diamo i soldi spetta a voi farvi carico della fase di salvataggio e delle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiati.

Quindi il nuovo meccanismo volontario di solidarietà in realtà non ha mai preso piede, gli Stati non frontalieri contribuiscono quote di accoglienza irrisorie e sulla mancata partecipazione degli altri Stati è intervenuto anche Papa Francesco che durante il viaggio di ritorno dal Bahrein ha detto che “l’Unione Europea deve fare una politica di collaborazione e aiuto, non può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti i migranti per mare”.

Il cambio di rotta nuovo governo italiano sembra però aver scosso qualcosa. Primi segnali di novità sono la Francia che ha aperto il porto di Marsiglia alla Ocean Viking e la Commissione Ue che ha annunciato la convocazione di tutti gli Stati membri per trovare una soluzione comune sui migranti. Al di là delle strategie che saranno adottate bisogna però fare alcune considerazioni. In primis non può essere messo in discussione il soccorso in mare e di conseguenza l’approdo in un porto sicuro. Le persone devono essere rifocillate, curate e inserite in un percorso che porterà anche alla verifica dei requisiti necessari per godere di tutti gli strumenti di accoglienza previsti per profughi e rifugiati.

La garanzia sulla macchina dell’accoglienza però non deve escludere anche un principio di legalità. Una volta per tutte bisogna valutare se sia il caso che l’immigrazione in un Paese sovrano debba essere regolata da navi di Ong, battenti bandiere di altri Stati che stanno ai limiti del circolo polare artico, finanziate da realtà schierate politicamente come la Open Society di Soros che non ha mai fatto mistero di questo, e che sistematicamente si mettono a 12 miglia dalla costa libica (limite delle acque internazionali fissato dal diritto internazionale) in maniera da incentivare viaggi con barchini sempre più piccoli e pericolosi. Quello descritto non è un salvataggio di naufraghi scampati ad un affondamento di una nave ma un sistema collaudato, con tanto di contatti con gli scafisti che sanno dove devono arrivare con il carico di persone. Tutto questo alimenta il mercato criminale degli scafisti come hanno dimostrato centinaia di inchieste giornalistiche e decine di inchieste della magistratura.

I dati poi dicono che più viaggi equivalgono sempre a più morti in mare, morti che aumentarono anche durante la missione navale europea. Le statistiche dicono anche che circa il 50% dei migranti su questa rotta sono ragazzi poco più che maggiorenni tunisini ed egiziani. Questo flusso confluisce in quello ben più drammatico dei siriani, degli iracheni e degli eritrei che hanno diritto all’asilo. Per fermare questo canale immigratorio che ingrossa le casse delle organizzazioni criminali è necessario organizzare un sistema di corridoi umanitari che verifichi a monte i requisiti per i percorsi di accoglienza. Un sistema rodato con successo da realtà cattoliche come Sant’Egidio che dai Paesi africani fanno partire migliaia di famiglia in sicurezza.

Per quanto se ne dica l’Italia è un paese accogliente, con un grande welfare che offre istruzione, sanità e possibilità di chiedere un alloggio popolare anche a chi è appena arrivato nei suoi confini. Non si tratta tuttavia di canali illimitati, i programmi di inserimento lavorativo e sociale richiedono risorse ingenti, lo stesso Pontefice disse che ogni stato deve accogliere secondo le sue capacità. Il disordine e l’ingresso indiscriminato colpiscono proprio i più deboli e donano braccia allo sfruttamento criminale e chi aspetta schiavi da mettere a raccogliere pomodori a 20 euro al giorno o al nero nelle cucine di qualche ristorante a 600 euro al mese. Insomma fermare un fenomeno epocale come le migrazioni è solo un illusione dannosa per tutti ma gestirle è un dovere di ogni istituzione che mira al bene comune.