L’influenza di Satana

Al diavolo non crede più quasi nessuno nonostante il contraddittorio interesse sul tema, a volta anche morboso, e spesso questa miscredenza c’è anche nelle persone dell’ambiente ecclesiastico; è ormai stato ridotto, principalmente dalla psicologia e dalla sociologia, a “pulsioni subconscie” o a “male sociale”. Dell’antico tentatore, puro spirito creato libero e buono da Dio, ma poi pervertitosi e dannato eternamente, non rimane quasi più traccia. La nostra società, oberata da consumi e materialismo, sembrerebbe averlo dimenticato.

Eppure, indagini approfondite denunciano il proliferare di gruppi occultisti, pratiche spiritiste, sette sataniche e il ricorso a maghi e stregoni da parte di una moltitudine di italiani ogni anno. Potrebbe sembrare un controsenso, ma il ritorno dell’occulto è solo il risultato del tentativo, dall’illuminismo in poi, di sdoganare la religione sostituendola con la pura razionalità. La scienza, come ha dimostrato anche la storia recente, non solo non porta sempre frutti positivi, ma è anche limitata e incapace di spiegare molti fenomeni.

Da qui il ricorso, da parte di molti, al paranormale, alla gnosi, alle arti occulte e a quanto di più irrazionale si possa trovare in circolazione dato che, citando le parole del noto scrittore britannico G. K. Chesterton, “chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto”.

Eppure i diavoli e le loro azioni malefiche esistono da sempre in tutte le culture del mondo, anche in quelle pre-cristiane. Tutti i popoli hanno infatti avvertito l’esistenza di entità malvagie dalle quali difendersi attraverso riti e preghiere, secondo gli usi e le credenze locali. Israele considerava il demonio la fonte di tutti i mali, anche quelli prettamente fisici e psichici, oppure di lutti inaspettati o disgrazie come il perdere le proprietà.

Il Messia amplia e sviluppa la dottrina precedente. I Vangeli illustrano chiaramente la continua lotta tra Cristo e il demonio, a partire dall’episodio delle tentazioni nel deserto passando per i frequenti casi di guarigione dalle possessioni diaboliche, fino alla morte in croce e resurrezione, apice della sua vittoria contro il maligno. Egli stesso parla di satana in diverse occasioni, dando precise indicazioni su come combatterlo e sconfiggerlo.

Il Figlio di Dio è venuto infatti “per distruggere il regno del demonio e instaurare il regno di Dio” (Lc 11, 20). Il suo potere messianico è riconosciuto dai diavoli stessi che, più di una volta, si rivolgono direttamente a lui per paura, “Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: ‘Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio'” (Mc 1, 23-25), o per supplicarlo di risparmiarli, “Gesù domandò all’indemoniato: ‘Qual è il tuo nome?’. Rispose: ‘Legione’, perché molti demòni erano entrati in lui. E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise” (Lc 8, 30-32).

L’intervento demoniaco è esemplificato anche in diverse parabole, come in quella della zizzania in cui il seme buono cresce insieme a quello cattivo seminato nottetempo dal maligno, o quella dell’uomo forte a cui nessuno potrà saccheggiare la casa. Costui è proprio il Redentore che, come afferma l’ignoto autore della lettera agli Ebrei “ha la missione di ridurre all’impotenza mediante la morte colui che la morte ha in potere, cioè il diavolo”; il Salvatore è il vero uomo, il forte, colui che incatena il maligno e le potenze del male e custodisce la casa, la sua Chiesa.

Nei giorni scorsi a Ferrara hanno rubato in una Chiesa una pisside con molte Ostie Consacrate. Inquietante che proprio in un luogo dove c’è una particolare attenzione a custodire e vigilare su questi fenomeni sia accaduto un crimine così deprecabile. Per chi non crede alle forze del male la spiegazione è già evidente mentre coloro che conoscono la potenza dei Sacramenti dovrebbero rifletterci maggiormente e ben poco banalizzare.