Io sto con Gesù

Vi siete chiesti perché la gran parte dei mass media ha così tanto timore di nominare Gesù nel giorno del Suo compleanno? Il Natale di Gesù viene stravolto in tutti i modi possibili per mascherare il senso vero e profondo che caratterizza le celebrazioni di questa grande festa. Ogni anno crescono le blasfemie, le dissacrazioni e tutti gli sfregi possibili al presepe e ai simboli cristiani. Un odio profondo imperversa sempre più nei confronti di una Chiesa Cattolica bersagliata dentro e fuori con l’intenzione di renderla sempre meno influente nello scacchiere georeligioso e geopolitico. Riducendo il cattolicesimo a uno dei tanti club spirituali si raggiungerebbe l’obiettivo diabolico di abbattere quel tessuto valoriale che può ancora arginare certe derive che distruggono vita, famiglia e pace. Vorrei che in questi giorni natalizi si potesse invece dire, anche nel mondo dei social: #iostoconGesu. Una dichiarazione di fede e di lealtà al Vangelo che vada in direzione contraria rispetto a tutti coloro che si vergognano di inginocchiarsi dinanzi a quel presepe che ha cambiato la storia dell’umanità. Stare con Gesù vuol dire scegliere il silenzio fermandosi più spesso con i propri cari, sapersi stupire, adorare per sorprendersi, mettersi in ascolto più che voler sempre e in ogni modo imporre il proprio soliloquio. #iostoconGesu perché non mi arrendo a chi vive nella disperazione e a chi l’accetta come ovvia parte di un’esistenza senza un fine e un infinito.

Stare con Gesù significa sapersi prostrare dinanzi a ciò che c’è di più piccolo, di più fragile, di più esile, senza mai lasciarsi ingannare dalle illusioni abbaglianti di un potere terreno, di fatto sempre più ridicolo e mostruoso, spietato e contraddittorio. Bisogna rialzare la testa e fare appello ai nostri ragazzi perché scelgano di cambiare questo clima di degrado sociale che non è solo ambientale ma prima di tutto morale. Per far pulizia fuori occorre essere purificati dentro. Ogni rinnovamento collettivo parte da una conversione individuale. Per salvare il creato dobbiamo rinnovarci come creature.

C’è uno spazio interiore che ci è stato donato, un tempio santo che è l’essere umano nella sua irriducibile, sbalorditiva e complessa unicità. Ogni persona è come una perla preziosa, un’opera unica e irripetibile che riflette l’immagine reale di quel Dio-neonato che si è fatto uno di noi. Durante queste notti sulle strade della schiavitù, sotto i ponti e i portici, incontro persone moribonde. Tante altre mi chiamano disperate, cercando aiuto, una parola di conforto, un soccorso. Forse una casa ce l’hanno ma ciò che fa soffrire è soprattutto la mancanza di amore. Gesù nel Suo Natale è stato cercato e trovato, attirato e onorato in una culla improvvisata ed è questa la scommessa che ancora può darci entusiasmo.