Editoriale

L’insegnamento della festa dell’Assunta

La festa solenne e gioiosissima della Assunzione di Maria mi è particolarmente cara, anche per ragioni personali: proprio il 15 agosto 1997 venni nominato Parroco di S. Maria Madre della Chiesa a Lavagna (e gli anni in Parrocchia furono per me bellissimi); ora sono Vescovo a Savona, Città mariana, e la mia Cattedrale è dedicata all’Assunta. E Maria ha sempre accompagnato il mio cammino cristiano, fin da ragazzo.

Ma non voglio, evidentemente, parlare di me. Desidero invece, in questo breve articolo, fare spazio ai testi della Scrittura che verranno proposti durante la Messa del giorno; perché è solo nel cono di luce della Parola che possiamo intra-vedere qualcosa del mistero della Assunta. Il dogma è chiaro: al momento della morte, Maria non conobbe la corruzione del sepolcro, ma fu assunta in cielo in corpo e anima (e i cristiani d’Oriente credono la stessa verità parlando della Dormizione di Maria); ma è solo la Parola, letta nella grande Tradizione della Chiesa, che illumina il senso profondo della verità espressa dal dogma.

Colpisce la tensione (Guardini direbbe “l’opposizione polare”) tra la prima lettura, tratta dall’Apocalisse, e il vangelo di Luca: perché il vangelo documenta il coraggio di una ragazzina che, incinta, si mette in viaggio per incontrare la vecchia cugina, mentre l’Apocalisse parla della “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto”. Ma sono la stessa donna, Maria, la Madre di Gesù! Perché la gloria della Donna vestita di sole è già presente nella ragazza che sale ad Ain-Karim, dove si fermerà tre mesi. Sarà così anche per Gesù: la gloria della risurrezione non è dopo la morte, ma traluce già nell’ora della Croce (e ancor prima, nel quotidiano di Nazaret e poi di Cafarnao e dei villaggi). E’ una grande lezione anche per la nostra vita di fede: “La vita quotidiana è la lingua comune… che rende intellegibile e abitabile il cristianesimo. Perché Dio è accessibile nel comune, e si rivela nel comune” (Sequeri). Ed è nel quotidiano della casa di Elisabetta che Maria – già allora vestita di sole! – canta il suo Magnificat.

Ma c’è di più. Perché così recita Ap 11,19: “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza”. E’ Maria, allora, l’arca che porta il Figlio, e l’incontro con Elisabetta è, in realtà, l’incontro tra Gesù e il Battista, che si riconoscono nel grembo delle madri: “Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (e immaginiamo la gioia di Maria nell’udire queste parole di Elisabetta).

Ecco perché Maria è assunta in cielo: perché chi porta in sé il Figlio non può essere sconfitto dalla morte! Maria è Assunta perché, concependo il Figlio, è diventata l’Arca dell’alleanza, Madre e Custode del Verbo di Dio. Maria è abbracciata da Dio già nell’attimo della sua morte e l’istante di questo abbraccio la porta subito nella luce di Dio!

Maria ci precede, come primizia. E ci ricorda che la riuscita finale della nostra vita, fragile ed esposta alla morte, “è affidata all’opera sorprendente di Dio. In tal senso essa fu assunta in cielo. E il suo destino è promesso a tutti noi” (Angelini). Per questo, la festa dell’Assunta è, per tutti, il giorno della grande Speranza.

mons. Calogero Marino

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