I criminali della Parola

C’è un salmo sapienziale molto bello, il 126, che così esordisce: “Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori…” Il testo continua ripetendo più volte l’inutilità di affannarsi nel voler fare da soli. L’uomo che non ha il Cielo come riferimento e non tiene conto del datore della vita, fatica invano e con sudore arriva al termine del giorno spesso a mani vuote mentre – dice sempre il Salmo – “il Signore (quel pane) lo darà ai suoi amici mentre dormono”. Il segreto rivelato da questa alta sapienza sta proprio nel credere in Colui che si preoccupa dei propri amici.

Il Creatore diventa così il vero modello di ogni amministratore e cioè di coloro che sono chiamati in modi diversi alla responsabilità di educare e governare. La città, la casa, la famiglia si formano con la volontà di Dio e quindi senza la Sua benedizione tutto viene vanificato. L’uomo saggio che è timorato di Dio ha un ritmo di vita, un carattere, un modus operandi completamente diverso da coloro che vivono senza il Fautore del tempo e dello  spazio. L’illusione di farcela da soli e di poter conquistare chissà cosa senza il Suo volere è diventata la malattia preponderante del nostro tempo.

Una società atea e desacralizzata s’impone con le nuove logiche di un sincretismo etico e religioso devastante sterminando la storia e la cultura, il vero sapere e la forza della verità.

Nella dittatura del relativismo ci si chiede di  prostrarci a questi criminali della Parola, di cui non si vuol parlare perché ormai hanno disseminato il terrore della libertà, e cioè la paura di testimoniare la propria fede.

La vita spirituale per costoro non è vita, anzi è sinonimo di analfabetismo mentre le loro folli previsioni magiche o esoteriche diventano sempre più reali e indiscusse. In fondo il pensiero unico è la morte della ragione e quindi della ricerca, della riflessione, del dialogo, della verità. Costruire senza Dio è fabbricare una casa vuota, magari esteriormente suggestiva ma poi terribilmente inutile. Una trappola che   andrà in rovina al primo maltempo perché non era – la casa – costruita sulla roccia bensì sulla sabbia… “e la sua rovina fu grande”!

Quante persone si fabbricano un’immagine di sé o del proprio habitat artificiale e quindi infelice? Quanta caparbietà c’è nell’uomo che sfida l’Infinito volendosi giocare tutto su questa terra! Eppure ci dovrà essere una speranza per i nostri figli. Penso ai martiri, a coloro che si sono lasciati uccidere pur di non rinnegare il proprio credo. Le nuove generazioni hanno bisogno di questi veri uomini. No esseri gender, no esseri indeterminati, no esseri insipidi, no esseri potenti, ma uomini e donne, santi e martiri.