Gli amici del serpente

Sono due figure dell’Antico Testamento che mi hanno sempre impressionato e fatto riflettere. Il serpente che si insinua nell’Eden e il patriarca Noè, uomo mite e lungimirante. Da una parte l’insidia della lusinga e della calunnia, dall’altra la solidità di un’umanità che sa sopravvivere alle catastrofi. La serpe malefica striscia ovunque inoculando il veleno mortale che induce l’individuo a sentirsi immune dal sacro, autosufficiente rispetto al suo Creatore, padrone della Casa comune al punto da ritenersene proprietario invece che amministratore temporaneo. Pensiamoci: il serpente convince l’essere umano (Adamo ed Eva) di non aver più bisogno di Dio, anzi lo spinge persino a mettersi in competizione con la divinità rinnegandola e descrivendola come ostile e contraria alla felicità umana. Se il Creatore diventa un ostacolo, la creatura ha diritto di disfarsene.

C’è poi un aspetto ancora più inquietante: il frutto proibito viene strappato dall’albero; l’umanità senza Dio non ha rispetto di niente e di nessuno, si appropria di ciò che desidera calpestando la natura che è attorno a noi e dentro di noi. A un certo punto viene quasi da gridare, come se fossimo spettatori di un film: “Attenzione, il serpente vi sta ingannando!”, ma è tutto inutile. Adamo ed Eva scoprono la loro nudità solo dopo aver disubbidito al Padre e scappano come fanno i colpevoli per fuggire dalle proprie responsabilità. Dinamiche universali che si ripetono in ogni epoca, ma sempre in modo più violento e disumano, fino a lasciar intravedere l’implosione di una civiltà nata sulle Tavole della Legge e naufragata sulla sabbia dell’arbitrio usurpato e rivolto in modo blasfemo contro il bene comune.

Un’umanità liquefatta che nega qualunque appartenenza persino biologica e antropologica. Circola e infetta sempre più l’identità rifiutata, il veleno letale del demonio strisciante, arrivato fino ai laboratori della scienza avveniristica che progetta la sostituzione dell’umanità con forme artificiali alternative alla legge naturale. Come la bomba atomica di Hiroshima ha devastato il creato, così le macchine umanoidi tanto vagheggiate distruggeranno quelle stesse creature che le hanno concepite nelle loro menti diaboliche. L’idolatria scientista mette sull’altare il dominio della tecnologia: prima lo faceva nelle stanze inaccessibili del potere, adesso alla luce del sole con l’avallo satanico di quel consumismo che tutto legittima in ragione del superiore tornaconto economico.

Un’espressione è rivelatrice di questa follia: “intelligenza artificiale”, due termini tra loro inconciliabili perché laddove non vi è umanità non può esserci sapienza. Nessun robot potrà mai asciugare le lacrime o condividere un sorriso. Di fronte alla corruzione dei cuori, persino Dio vacilla arrivando a ipotizzare la cancellazione del genere umano e di tutte le specie viventi, poi però a fargli cambiare idea è un uomo giusto e integro, dall’animo pulito: Noè. In pratica il Creatore riparte dalla componente minoritaria ma sana dell’umanità per valorizzare ciò che di buono esiste al mondo. La pedagogia divina è sempre la stessa: puntare su quello che può far rifiorire il cuore dell’uomo. Noè costruisce l’Arca perché sa obbedire e riconosce la voce del Padre.

Oggi i neo-apocalittici, inclusi i sedicenti cattolici, godono descrivendo una Chiesa allo sbando, sommersa, come nel biblico diluvio, dalle acque putride del degrado morale. In realtà sono loro gli odierni amici del serpente. Noè media tra cielo e terra, loro strisciano, seminano zizzania e manipolano le coscienze, illudendosi di amare Dio mentre in realtà non amano nessuno. E’ questa l’attualità della Scrittura: il cristianesimo, come ha lasciato scritto nel suo testamento il cardinale Martini, è “ancora giovane”. I suoi nemici pensano che sia agli sgoccioli e invece sono loro ad essere finiti.